PARIGI – Dopo le fiacche prove di Pace a Riad di USA e Russia, raccontate come un inizio di percorso per mettere fine al conflitto in Ucraina, ci riprova il summit dei “Volenterosi” che si aprirà oggi a Parigi con alcuni dei leader europei, Regno Unito, e rappresentanti Onu. L’obiettivo principale del summit è definire quali garanzie di sicurezza le nazioni europee sono disposte a offrire, inclusa la decisione di prendere in considerazione l’invio di truppe di peacekeeping sul campo in Ucraina.
L’iniziativa di oggi all’Eliseo parte da Francia, Regno Unito e Ucraina che stanno lavorando alla presentazione di un trattato di pace da presentare agli Stati Uniti. I paesi che accetteranno questo accordo formeranno una “coalizione dei volenterosi”.
Il summit di oggi a Parigi arriva in un momento non ancora ben definito di quanto gli Stati Uniti siano stati realmente in grado di ottenere dalla Russia ma anche dalla stessa Ucraina. Anche all’Eliseo si parla di “primo passo” ma lo scenario quotidiano che si respira in Ucraina sembra parlare di obiettivi lontani.
Il presidente francese Macron si dice pronto ad informare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui risultati del summit. Una precisazione che sembra voler stemperare quanto accaduto martedì scorso con sprezzanti affermazioni di Trump nei confronti dell’Unione Europea avvenute in una chat finita per sbaglio nelle mani di un reporter.
Ma tornando ai fatti concreti gli obiettivi principali del summit sarebbero di rafforzare gli aiuti all’Ucraina, con ogni paese partecipante che dovrebbe delineare cosa è disposto a fare. E queso obiettivo, tuttavia, sembra andare in un’altra direzione rispetto ad un tentativo di cessate il fuoco completo.
Tra le ipotesi più credibili, riconducibili a Macron, ci sarebbe quella di fornire un supporto a lungo termine all’esercito ucraino come “prima linea di difesa per prevenire ulteriori aggressioni russe”. Ma resta in piedi la possibile istituzione di una “forza di rassicurazione” da comprendere se di stampo Onu o con invii di militari da singoli stati. Ipotesi, quest’ultima, scartata ieri da una nota di Palazzo Chigi.
La questione dell’invio di truppe di mantenimento della pace è un argomento spinoso nel blocco delle 27 nazioni, perché oltre l’Italia c’è già il no della Polonia e potrebbe esserci anche quello dell’Ungheria.