ROMA – Il 9º discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a reti unificate, non poteva che prendere avvio dai conflitti in atto in Ucraina e in MediOriente. Serve “cultura della pace” La guerra “è frutto del rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come uguali” per affermare invece “un principio di diseguaglianza”. “Si pretende di asservire, di sfruttare”. Il rischio concreto è “di abituarsi a questo orrore. Alle morti di civili,donne,bambini”, ammonisce il capo dello Stato. “Macerie, non solo fisiche”,che “graveranno sul futuro delle nuove generazioni”.”Indispensabile” una “cultura della pace”.”Volere la pace non è neutralità; o peggio indifferenza”. Ma è respingere “una competizione permanente tra Stati”. Il Capo dello Stato ha anche parlato della violenza che si esercita nella rete con le parole. Aggressioni verbali costruendo avversari mettendo da parte il dialogo. La sensazione nelle parole di Mattarella è anche con velato riferimento allo scontro politico dimentico dei problemi dei cittadini. E poi sottolineando il ruolo di Papa Francesco e al suo ruolo di invocatore di Pace. Infine il pensiero ai fragili, agli anziani, agli studenti e l’attenzione che bisognerà rivolgere alle regole necessarie per gestire l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale.
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