WASHINGTON – Il presidente Joe Biden ha lasciato aperta la possibilità di estendere la scadenza del 31 agosto per la rimozione completa delle truppe statunitensi dall’Afghanistan. “Ci sono discussioni in corso tra noi e l’esercito sull’estensione”, ha detto. “La nostra speranza è che non dovremo estendere”. Pur affermando che questo fine settimana ci sono stati progressi nell’evacuazione delle persone dall’Afghanistan, ha aggiunto: “Abbiamo una lunga strada da percorrere. E molte cose potrebbero ancora andare storte”.
La scena all’aeroporto internazionale di Hamid Karzai rimane frenetica, con sette persone uccise mentre la folla cercava di uscire dal paese, secondo quanto riferito dai militari britannici ieri 22 agosto.
Sabato, le truppe di diverse nazioni hanno cercato di controllare la ressa di persone che premevano per entrare nell’aeroporto, mentre le temperature raggiungevano la metà degli anni ’90. Non è stato immediatamente chiaro se le persone uccise fossero state fisicamente schiacciate o morte per altre condizioni di salute. Un funzionario della NATO ha detto a Reuters domenica che 20 persone sono morte nell’ultima settimana all’aeroporto durante l’evacuazione.
Nel suo discorso alla nazione di ieri sera, Biden ha parlato di 31 mila evacuati dall’Afghanistan da luglio, 11 mila solo nel fine settimana, un’operazione “senza precedenti, difficile e dolorosa”.
Il capo della Casa Bianca, subissato dalle critiche per le immagini che arrivano dalla capitale afghana – “soffro a vederle” – ha ribadito che si è trattata della decisione “logica e razionale” da prendere. “Non era nell’interesse nazionale restare”.
“I talebani finora non hanno preso nessuna azione contro le forze americane” e sono stati “collaborativi nell’estensione del perimetro” dell’aeroporto di Kabul. Per Biden, “stanno cercando legittimità internazionale”. Riguardo a possibili sanzioni, dipenderà dal “loro comportamento”, ha concluso. Intanto i talebani avvertono che se le truppe USA dovessero rimanere dopo il 31 agosto, ci saranno reazioni.
L’accoglienza dei profughi afghani è il grande tema di confronto che si è aperto tra i paesi membri dell’Europa ma anche tra Regno Unito, Cina e Russia. In Europa le parole del premier sloveno Janez Jana, presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, suonano come una presa di posizione: “L’Ue non aprirà corridoi per i migranti afghani, non permetteremo che si ripeta l’errore strategico del 2015”. Il leader del Partito Democratico Sloveno, vicino alle posizioni del premier ungherese Viktor Orban, ha aggiunto: “Dobbiamo aiutare solo gli individui che ci hanno aiutato durante l’operazione Nato e quei Paesi che sorvegliano il confine esterno dell’Ue per proteggerlo completamente”.
Nel dibattito interviene anche la Turchia, con una telefonata del presidente Recep Tayyip Erdogan al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Abbiamo ricevuto una richiesta di accogliere i dipendenti locali di una missione dell’Unione europea in Afghanistan – si legge in una nota di Ankara – Gli Stati membri non aprono le loro porte nemmeno a una piccola parte delle persone che li hanno serviti e che sono in difficoltà. Non ci si può aspettare che la Turchia si assuma la responsabilità di Paesi terzi”. La Turchia ospita già circa 5 milioni di rifugiati e “non può sopportare un ulteriore peso migratorio”, ha sottolineato Erdogan. Michel su Twitter ha confermato la telefonata con il leader turco con il quale ha parlato degli sviluppi in Afghanistan, definiti “una sfida comune per la Turchia e l’Ue”.
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