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Ambiente: ecco il piano UE per ridurre le emissioni di CO2 al 2030 che impensierisce le aziende

BRUXELLES – L’Unione Europea mette nero su bianco per quanto riguarda il New Green Deal per fare un’Europa ad “emissioni zero”. E’ stato uno dei punti di forza del programma della commissaria Ursula von der Leyen ed ora ci si mette mano per realizzare un timing delle emissioni entro il 2050 che sia sufficientemente realistico ed efficace. Gli obiettivi sono stati scritti nel piano che la Commissione Europea  presenterà la prossima settimana. In sostanza l’esecutivo della UE intende ridurre l’emissione di gas serra nei prossimi dieci anni portandolo dal 40 al 55%. Non si tratta solo di una dichiarazione di intenti ma di un processo di rinnovamento delle politiche di efficentamento energetico che coinvolge tutta la produzione nei settori più diversi. I nuovi target stabiliti saranno inseriti nella legge per il clima e diventeranno vincolanti per tutta l’Unione. Se Energia, Edilizia, Trasporti e Agricoltura saranno i primi a dover trasformare i loro asset produttivi nell’ambito dei cosiddetti ETS, cioè il Sistema di scambio delle quote di emissione dell’Unione Europea che dal primo gennaio 2005, con una direttiva aveva prescritto che gli impianti in Europa, con elevati volumi di emissioni non avrebbero potuto funzionare senza un’autorizzazione ad emettere gas serra.
Le ricadute di questo nuovo corso ovviamente impatteranno su aziende di trasporti e imprese produttive in genere facendo lievitare i costi di esercizio fino a toccare le tasche dei consumatori. Per questo ora bisognerà capire come l’UE voglia affrontare la transizione, legittimamente più rigorosa per la difesa dell’ambiente, ma penalizzante per l’intero sistema economico già fortemente in crisi.  A lanciare per primi l’allarme delle ripercussioni degli ETS è il comparto dei trasporti ma anche i riciclatori della plastica mostrano preoccupazione se non interverranno sostegni alle imprese. “In questa prospettiva – afferma Water Regis, presidente di Assorimap – sarebbe necessario prefigurare una premialità per l’efficentamento energetico con la conseguente riduzione di CO2 correlati al recupero della materia”. 

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