BEIRUT – Mentre si aggiorna la lunga lista di morti che ha superato le 100 persone rimaste vittime dell’esplosione, gli ospedali e le strutture mediche della città sono ancora impegnate a prestare soccorso agli oltre 4 mila feriti. L’unica certezza ora è che non si è trattato di un atto terroristico ma di una fatalità che però sta rivelando i contorni di una storia di incuria e di responsabilità a più livelli.
L’esplosione così devastante è stata provocata dalle 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio che facevano capo ad una nave moldava sequestrata nel 2013. Le irregolarità riscontrate a bordo della nave mercantile dell’armatore Boris Prokoshev, avevano bloccato e fatto scaricare la merce in un hangar proprio per la pericolosità rilevata dalla dogana. L’armatore moldavo ma residente a Cipro aveva così deciso di abbandonare la nave e l’equipaggio lasciandolo senza stipendi. Poi l’oblio del carico nell’hangar ha fatto il resto. L’esplosione devastante ha spazzato via un tetto per circa 300 mila persone.
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