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Bielorussia: i tempi lunghi della soft power di Borrell minano l’unità dell’Unione Europea

BRUXELLES – “Repressione brutale e diritti umani violati”, così l’Unione Europea bolla la Bielorussia di Lukashenko nella sua attività ai confini con la Polonia dove sono assiepati migliia di migranti che vorrebbero passare per il corridoio polacco per arrivare in Germania. Le parole di condanna, dell’Alto Commissario dell’UE, lo spagnolo Josep Borrell, pronunciate nelle ultime 24 ore, tuttavia, rischiano di cadere nel vuoto anche per le posizioni diverse mostrate dagli stessi vertici dell’Unione Europea. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel si espresso per la non condannabilità per chi vuole erigere muri di protezione dei confini  mentre è di tutt’altro parere il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen sostenitrice dell’accoglienza sempre e comunque. Posizioni che rischiano una frattura profonda all’interno della comunità di paesi membri mentre dilaga la pandemia con conseguenze sull’economia. Le parole di solidarietà non bastano più, commentano i rappresentanti del versante est a Bruxelles.
Ma Borrell insiste che l’UE continuerà a contrastare la migrazione illegale sponsorizzata dallo Stato, compreso il traffico di migranti, organizzata dal regime bielorusso, “anche ampliando il nostro regime di sanzioni in modo che l’UE possa prendere di mira coloro che sono coinvolti e contribuiscono alle attività del regime di Lukashenko che facilitano l’illegalità attraversamento delle frontiere esterne dell’Unione…. La strumentalizzazione dei migranti per scopi politici non può essere tollerata”. Ma i tempi lunghi della soft power stanno minando dall’interno l’Unione Europea avvertono gli analisti politici. E questo è un pericolo.

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