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Cagliari, Rubiu (Ap), mozione su crisi industriale Sulcis

CAGLIARI – Un processo di de-industrializzazione che sta portando alla desertificazione del tessuto produttivo, con le fabbriche che chiudono e gli operai che perdono il posto di lavoro. La punta dell’iceberg è diventato il territorio del Sulcis Iglesiente, con l’epilogo degli stabilimenti industriali e la fine dell’epopea mineraria che per anni hanno contrassegnato l’area. Un declino inesorabile con un dramma senza fine che si trascina da tempo per un pezzo di terra segnato da un destino beffardo. Non solo il sogno della grande industria che si è spezzato, ma anche la devastazione dell’agricoltura ormai messa in ginocchio dall’inquinamento. Ecco dunque il grido d’allarme arrivato dal capogruppo di Area Popolare Gianluigi Rubiu, sollecitando una scossa per arginare la crisi galoppante del territorio. L’esponente centrista con una mozione auspica un consiglio regionale permanente per discutere dell’emergenza che ha investito il Sulcis: “L’Iglesiente subisce ancora oggi i contraccolpi di una crisi che appare senza via d’uscita, a cominciare dal polo dell’alluminio. Si va dalla situazione della Portovesme Srl, con l’assegnazione degli ammortizzatori sociali a circa 700 lavoratori diretti – sottolinea – alla vertenza degli operai della ex Ila di Portovesme. Un gruppo di lavoratori sta trascorrendo da tempo le notti in tenda, in attesa di avere risposte dalla politica sul proprio futuro, legato, come altre fabbriche del Sulcis, al costo dell’energia. Attualmente si tratta di 156 lavoratori che si trovano in mobilità: per 30 di loro è già scaduto il sussidio. Mentre per altri 90 scadrà a giugno”. Le miniere dismesse e gli stabilimenti ormai vuoti sono ferite che ancora bruciano in un’area dai tassi di disoccupazione altissimi. “Altro esempio del declino i lavoratori della ex Rockwool che sono arrivati a scene di protesta eclatanti, asserragliandosi nella galleria Villamarina della miniera di piombo e zinco di Monteponi a Iglesias. Gli operai sono finiti in cassa integrazione dal 2010, ma  si sono ritrovati anche senza l’assegnazione di un minimo di sostegno economico. Senza poi tralasciare i casi della Otefal, Eurallumina e Igea, diventate ormai le scatole vuote di un sogno spezzato – continua Rubiu – La Regione appare inattiva sulle emergenze di questa fetta di territorio, con molte famiglie finite nel circolo delle nuove povertà a causa della mancanza di reddito. E’ necessario aprire un nuovo capitolo per porre fine a questo stato di decadenza”.

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