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Clima: a WeNature di Pesaro, Luca Mercalli spiega il caldo anomalo di Maggio e l’effetto sulla natura

PESARO – Un week end da solleone quello che ha caratterizzato questo scorcio di fine maggio. E il caldo anomalo, con temperature anche oltre i 32 gradi, che si sta registrando in Italia in questi giorni durerà almeno fino a metà settimana. A confermare la previsione è il climatologo e presidente della Società Meteorologica Italiana, Luca Mercalli intervenuto al talk di WeNature, l’evento realizzato dal Comune di Pesaro e l’Ente del Parco Naturale del Monte San Bartolo, in collaborazione con Swarovski Optik. “Il fenomeno – spiega Mercalli – è sicuramente dovuto al riscaldamento globale, che ha anticipato temperature che ci saremmo dovuti aspettare nei prossimi mesi mentre questa prima ondata di calore, è insolita per questo periodo dell’anno. Anticicloni di questo genere in questa stagione sono meno frequenti. Di solito maggio è ancora un mese piovoso, soprattutto al Nord Italia. Invece quest’anno che avremo tanto bisogno di pioggia, dopo un inverno molto siccitoso, arriva persino questo anticiclone precoce, che ci saremmo aspettati da giugno a metà agosto. Se verranno confermate le previsioni – continua Mercalli – avremo già in luglio 45 gradi”. Un caldo sempre più anomalo segno dei cambiamenti climatici che l’appuntamento pesarese di WeNature ha esplorato per comprendere come questi stiano influenzando anche gli habitat naturali. “Questi cambiamenti – continua Mercalli – obbligano animali a migrazioni forzate”. Secondo Luca Santini di Federparchi fenomeni come quelli della presenza di cinghiali arrivati sino in città a Roma si spiegano proprio con gli inverni più miti. “Con gli inverni freddi intensi del passato i cinghiali avevano difficoltà a garantire il cibo anche per i cuccioli – spiega Santini – limitandone la popolazione sul territorio. Ora gli inverni meno freddi li hanno spinti a trovare abbondante cibo nel fondovalle ed assicurare il ciclo alimentare dei cuccioli. Quindi, meno freddo più cinghiali è una sintesi confermata”. Ma non è l’unica questione che emerge dal fenomeno perché le zone dove non è ancora stata fatta l’eradicazione della presenza di quesì mammiferi sempre più vicini a caratteristiche di roditori, presentano il 45% in meno di copertura vegetale del sottobosco. Una evidenza che provoca la ricolonizzazione del sottobosco da piante aliene e invasive cambiando completamente i paesaggi boschivi.

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