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Come si evolvono le lingue straniere quando le donne accedono al potere?

Il ministro o la ministra? 

Come si evolvono le lingue straniere quando le donne
accedono al potere
?
Milano, 02.03.2015  – La Giornata internazionale della donna è un’occasione per osservare i cambiamenti in atto nei vari ambiti della società nei confronti della donna. Le lingue sono lo specchio di questi mutamenti e Babbel, la app per imparare facilmente le lingue, ne ha analizzate alcune servendosi dei suoi corsi per scoprire come i vari Paesi abbiano affrontato la questione dei generi maschile e femminile nell’ambito lavorativo.
L’italiano e il francese: il Ministro e l’Assessore sono incinte
La lingua italiana ha due generi grammaticali: il maschile e il femminile. Nell’ambito lavorativo non è sempre così: molti titoli hanno ancora esclusivamente la forma maschile e, sebbene nella lingua parlata le cose stiano cambiando, le forme femminili fanno fatica ad imporsi nella terminologia ufficiale. È il caso ad esempio di “ministro”, “architetto”, “avvocato”, “assessore”. Il cambio di ruolo della donna nel mondo lavorativo è documentato nella lingua parlata e a volte nei media, dove troviamo anche “avvocata” e “ministra”, ma a tutt’oggi il cambiamento non è ancora sancito ufficialmente. Frasi come “Il Ministro è incinta”[1], stridenti alle orecchie di chiunque, evidenziano questa discrepanza.
Nella lingua francese la questione è stata affrontata in due modi: mentre la Francia resta attaccata al maschile per i titoli di prestigio – anche qui “il ministro” presenta la forma maschile, creando però al femminile un ibrido curioso come “madame LE ministre” (madame IL ministro), in Québec hanno sancito per legge nel 1979 il doppio uso, maschile e femminile, nelle professioni.
Spagnolo e tedesco: la strana coppia
A dispetto delle differenze palesi, c’è una cosa in comune tra queste due lingue: entrambe hanno sia il maschile che il femminile in pressoché tutte le professioni. Lo spagnolo sostituisce la finale maschile –o e la sostituisce con la –a, come ad esempio “ministro/ministra”, o aggiunge una -a alla fine della professione (juez/jueza – il/la giudice). Il tedesco funziona più o meno allo stesso metodo e in generale aggiunge il suffisso –in per evidenziare il femminile. La donna più importante nella politica tedesca, Angela Merkel, è quindi la “Bundeskanzlerin, la Cancelliera. Molte definizioni stanno però cambiando e andando verso una neutralizzazione: invece di “cameriere” o “cameriera” si userà la parola generica “il servizio”.
Inglese e svedese: dal neutro al… terzo sesso
“Niente sesso, siamo inglesi!”: questa frase si potrebbe benissimo applicare anche alla lingua in questione. Le parole, introdotte dall’articolo generico “the”, non hanno in inglese alcuna connotazione e sono quindi percepite come neutre. Le professioni seguono lo stesso schema e sono generalmente applicabili a entrambi i generi. “The minister” è quindi solo un titolo, applicabile indistintamente sia a uomini che a donne. 
La lingua svedese va oltre, compiendo una scelta radicale. Ad oggi esistono grammaticalmente solo due generi: uno neutro e uno che comprende sia maschile che femminile, in precedenza separati. Questa volontà di assemblamento dei due generi si riflette anche nei nomi delle professioni, che in genere hanno una forma neutra, seguendo l’esempio inglese. Per le professioni che in passato avevano una forte componente maschile o femminile si stanno creando dei neologismi che ricordano la soluzione tedesca (“servizio”). Una curiosità? A dispetto di tutte le “neutralizzazioni” ci sono ancora professioni che hanno solo un genere: Sjuksköterska, “infermiera”, è usato anche per gli uomini.


[1]               La Repubblica, 7 gennaio 2015: Il Ministro Lorenzin: “Sono incinta di due gemelli

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