ROMA – A pandemia finita, almeno nella sua fase più cruenta, un tribunale internazionale, probabilmente, dovrebbe giudicare l’operato dei due leader di India e Brasile. La loro politica di contenimento del virus è stata pressoché nulla nonostante in entrambi i paesi i contagi si sono sviluppati con un certo ritardo rispetto al resto del mondo. L’india ha registrato oltre 400 mila nuovi positivi i una sola giornata e il Brasile ha finora contato 406 mila decessi. Una strage per le inadempienze dei capi di governo dei due paesi.
In India ora stanno arrivando gli aiuti dell’Europa e degli Usa ma tutto questo stride paradossalmente con il fatto che il paese asiatico è al primo produttore di vaccini al mondo con il 60% della produzione globale. E ancora più paradossale è il fatto che non più tardi dell’aprile del 2020 il premier Narendra Modi aveva sostenuto la possibilità di combattere il Covid 19 con le tecnica yoga di cui lui è un cultore. Ma a marzo di quest’anno Modi si è fatto iniettare per primo il vaccino.
Stessa inettitudine per il capo di governo brasiliano Jair Bolsonaro, negazionista della prima ora con l’insorgere della pandemia ed ora si divide con l’India il maggior numero di morti in sole 24 ore. Questa mattina nella strade della capitale Brasilia una manifestazione di suoi supporter sfilavano (senza mascherina) per chiedere di “criminalizzare il comunismo” dimenticandosi di una pandemia che sta devastando il paese.
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