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Crisi governo: il primo round robin di Draghi non da grande ammucchiata ma da unità

ROMA – Chi si aspettava commenti dal primo “round robin” di consultazioni da parte del premier incaricato, Mario Draghi è rimasto deluso. L’ex presidente della Bce, al momento ha solo preso appunti dalle posizioni di tutti i partiti. Ora bisognerà riflettere sui molti si alla fiducia, l’unico no di Fratelli d’Italia e di qualche forse “a patto che”. Domani 8 febbraio, riprenderanno le consultazioni per un secondo giro ripartendo sempre dai partiti più piccoli ma questa volta la sensazione è che ci sarà un programma ben dettagliato su cui confrontarsi. 

L’inutile chiacchiericcio dei talk televisivi, in molti casi, ha criticato le aperture fatte a Draghi da partiti molto diversi tra loro sollevando le difficoltà di tenerli insieme in un eventuale governo. Ma non era l’unità che aveva chiesto Mattarella per uscire dalla crisi e presentarsi in Europa con un piano credibile? Non era stata richiesta una sensibilità di Stato già con il tentativo del presidente della Camera, Roberto Fico sia pure solo nella ex maggioranza di governo e con i “responsabili”?
E’ su queste riflessioni che oggi il leader della Lega, Matteo Salvini ha commentato le posizioni di ieri durante le consultazioni. “Sta accadendo come nel Dopoguerra quando comunisti, democristiani, socialisti e azionisti si misero d’accordo per fare poche cose, fatte bene, nell’interesse del Paese, per poi tornare a confrontarsi nelle elezioni”. Così il leader della Lega ribadisce che “a differenza della sinistra non pone veti” per il governo Draghi. “Vogliamo riempire di cose buone il tempo che ci separa dal voto. E Draghi ha un’idea dell’Italia che coincide con la nostra”. Meloni? “Non condivido la scelta di isolarsi e dire no”.
A distanza sembra fargli eco Matteo Renzi: “Quando abbiamo aperto la crisi, nessuno ne capiva il motivo”, che invece “è semplice. All’Italia arrivano 209 miliardi, tanti soldi quanti mai ne abbiamo avuti e secondo me Conte non era la persona giusta per spenderli. Draghi sì. Mi hanno ricoperto di insulti e ho perso potere – ha commentato il leader di Italia Viva – ma ho reso un servizio al Paese. Sono rilassato e felice. Si è chiusa per me la partita più difficile della mia esperienza politica. Anche umanamente”, ha affermato. “L’Italia ora ha tutto per uscire dalla crisi”.

RED-ROM

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