MILANO – I sopralluoghi della Guardia di Finanza al Pio Albergo Trivulzio sono terminati ieri ed ora la parola passa ai magistrati per capire se ci sono state inefficienze o peggio crimini stragisti come sarebbe emerso da un primo filone di indagini sulle Rsa milanesi.
Il direttore generale dell’istituto di assistenza sanitaria per anziani, Giuseppe Calicchio, ha già ricevuto un avviso di garanzia e risulta nel registro degli indagati. Ma mentre sull’istituto ora si stanno appuntando tutte le accuse per la mancata sicurezza di operatori e pazienti, ci sono anche voci dissonanti che puntano il dito, come era prevedibile, sul Ministero della Salute. Il medico siciliano, Vincenzo Cimino, endocrinologo in servizio al Pio Albergo Trivulzio, respinge le voci che parlano di stragi sanitarie compiute all’interno della struttura: “Le stragi le fa la mafia ed io da siciliano ne so qualcosa. Qui la questione è che siamo in alto mare difronte allo studio del virus ma quello che è peggio e che io non ho letto delle linee guida del Ministero della Salute o dell’Istituto Superiore della Sanità su come gestire l’emergenza nelle comunità”. Un’accusa forte che nelle settimane scorse era stata confermata anche da altre strutture sanitarie per un’assenza di protocolli da osservare. Del resto i focolai di coronavirus oltre nelle residenze sanitarie assistenziali si erano proprio formati nei pronto soccorso degli ospedali proprio per non aver subito predisposte un protocollo per l’accettazione di possibili contagiati.
“Accusare l’istituto che agli inizi di febbraio non si è mai parlato di Covid-19 – continua Cimino – non era come mettere la polvera sotto il tappeto ma è semplicemente che la terapia dopo la prognosi del paziente non cambia assolutamente: polmonite interstiziale è e quella resta pur chiamandola Covid-19. La cura è quella dettata, al momento, dalla comunità scientifica mondiale”.
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