ROMA – Oggi non c’è smartphone che non abbia nelle sue applicazioni una dedicata al meteo. I cambiamenti climatici e gli umori, a volte toppo bizzarri del tempo atmosferico, ci hanno resi dipendenti dalle informazioni metereologiche per programmare le nostre giornate. Ma da quando gli italiani hanno fatto conoscenza con le previsioni? Bisogna fare un tuffo nel 1955 con l’Italia che guardava l’unico canale Rai in bianco e nero, quando nelle case entra per la prima volta il volto rassicurante del Colonnello dell’Aeronautica Militare Edmondo Bernacca con il suo servizio di previsioni meterologiche.
Un pezzo di storia che sarà raccontato domani 19 aprile (ore 19), presso Leporello Photobooks in via del Pigneto 162 a Roma, con la presentazione del libro “Sereno” di Fulvia Bernacca. Un viaggio tra le nuvole e nel tempo, un racconto visivo e poetico sulla figura del colonnello del meteo Edmondo Bernacca. Dagli anni ‘60 agli anni ‘80 tutte le sere, migliaia di famiglie di italiani attendevano le sue previsioni, per sapere che tempo avrebbe fatto l’indomani. Per i telespettatori era un appuntamento fisso, tanto da considerare il Colonnello Bernacca come uno di famiglia.
“Per me Edmondo Bernacca – racconta l’autrice e nipote del celebre meterologo – è sempre stato Nonno Mondo: non solo mio nonno, ma una sorta di mago, un indovino, un uomo misterioso con le orecchie grandissime e la testa piena di nuvole. Aveva un meraviglioso e magico potere: riusciva non solo a essere, ma anche a parlare da dentro quella strana scatola chiamata televisione e stare seduto accanto a me allo stesso tempo. Per me era un’incredibile magia. Morto nel 1993, che ero ancora una bambina, mi sono ritrovata ad alzare lo sguardo per ritrovarlo, a osservare il cielo, a cercarlo tra le nuvole, e da grande, ad aprire cassetti e archivi, per scoprire la sua vita e la sua passione. Il progetto è iniziato quando, immergendomi nel suo archivio, ho trovato la sua lettera di commiato, in cui ripercorre l’ultimo viaggio dagli studi della Rai a casa, e insieme le tappe fondamentali della sua vita privata e professionale. Le sue parole così, sono diventate la traccia del mio progetto, in cui lavorando sulla memoria, personale e collettiva, attraverso ricordi e immaginazione, unendo fotografie e nuvole, ho costruito con lui una nuova connessione. Un viaggio, attraverso leggere e intime visioni, nella storia della mia famiglia e in qualche modo di tutte le famiglie italiane che per anni hanno accolto mio nonno come uno di casa”.
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