ROMA – Un libro fresco di stampa di Antonio Bacciocchi, colma un vuoto letterario nella storia del grande soul americano. Il giornalista di Classic Rock, con il suo “Gil Scott Heron, il Bob Dylan nero” pubblicato per l’editore Vololibero, tratteggia la figura di uno dei più interessanti protagonisti della scena musicale a cavallo tra gli anni ’60 ed ’80.
Prima che un musicista, Gil Scott Heron è stato un poeta cantore di quel Vietnam, dei diritti negati ai neri e delle loro lotte, ma anche dei meandri scuri e maledetti dell’animo umano, quello minato da disperazione, da povertà, alcolismo, droga, emarginazione.Gil era la voce che in quegli anni ’60 passava nelle radio underground di un’America stordita da una guerra contestata ma fu anche la spina nel fianco di Ronald Regan con le sue canzoni che irridevano la politica conservatrice del presidente cowboy. Le lucide contestazioni poetiche di Scott Heron, pescavano in quel linguaggio crudo e pungente tipico di un “ragazzo” del Bronx dove era cresciuto. Nel settembre del 1979 prese parte al grande concerto antinucleare di New York insieme a Bruce Springsteen, Jackson Browne, James Taylor e il gruppo folk Crosby Stills & Nash.