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Endometriosi: le donne che ne soffrono possono avere una gravidanza vitrificando 20 ovociti

ROMA – Il nuovo traguardo delle tecniche di gravidanza in vitro offre anche a donne under 35 affette da endometriosi, una possibilità di rimanere incinte. Una possibilità che si raggiunge con la vitrificazione di 20 ovociti. A sostenerlo è la dottoressa Ana Cobo sulla base di uno studio recente che ha dimostrato che maggiore è il numero di ovociti vitrificati, tante più alte saranno le possibilità di successo del percorso di fecondazione assistita.
Nell’ultimo decennio, il progresso nelle tecniche di vitrificazione degli ovociti ha permesso lo sviluppo di efficaci programmi di preservazione della fertilità, offrendo sempre maggiori garanzie di una futura gravidanza alle donne la cui riserva ovarica può esser compromessa per diversi motivi. Tra questi c’è proprio l’endometriosi: circa il 10% delle donne in età fertile soffre di questa patologia che, nella maggior parte dei casi, implica la necessità di affrontare un percorso di fecondazione assistita per coronare il desiderio di maternità. Anche nelle pazienti di età superiore ai 35 anni, il tasso di successo si è attestato intorno all’80%.

“Questi dati erano già noti per le donne che si sottopongono al social freezing e a trattamenti di oncofertilità, ma non erano ancora stati verificati per le pazienti con endometriosi, per le quali la questione è ancor più rilevante dal momento che, per loro, il rischio di esaurimento prematuro della riserva ovarica è maggiore. Questa ricerca intende fornire uno strumento in più ai medici specialisti in fecondazione assistita e alle pazienti con endometriosi per stabilire aspettative realistiche circa le loro possibilità di concepimento, sulla base degli ovociti vitrificati”, ha affermato Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzato in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro PMA di IVI Roma.

Lo studio ha preso in esame i dati di 485 pazienti affette da endometriosi che hanno preservato la loro fertilità presso le cliniche IVI in Spagna, tra gennaio 2007 e luglio 2018, e che successivamente hanno cercato una gravidanza.

I risultati indicano chiaramente l’effetto positivo della giovinezza sugli esiti riproduttivi nelle pazienti con endometriosi. Tuttavia, occorre fare una precisazione riguardo le pazienti che presentano uno stadio avanzato della malattia o che sono state sottoposte a un intervento chirurgico. Infatti, se è vero che prelevare circa 15-20 ovociti per la vitrificazione (verosimilmente in due cicli di stimolazione) è relativamente facile nel caso di donne giovani, è altrettanto vero che in alcune pazienti la riserva ovarica potrebbe essere compromessa già al di sotto dei 35 anni, specialmente se si sono sottoposte a un intervento chirurgico. A questo riguardo, uno studio precedentemente condotto dalla Dott.ssa Cobo ha dimostrato che le giovani donne hanno ottenuto risultati migliori quando si sono sottoposte al trattamento di preservazione della fertilità prima dell’intervento di rimozione chirurgica dell’endometrioma ovarico.

“Questo studio è fondamentale per la consulenza medico-paziente nei casi di endometriosi e, nello stesso tempo, è uno strumento molto utile nella cura delle donne che soffrono di questa patologia.” ha continuato la Dott.ssa Galliano. “Purtroppo, di endometriosi non si guarisce, ma esistono diversi trattamenti in grado di ridurre il dolore. Il tipo di trattamento dipende dallo stadio della malattia, dal danno alle ovaie e dall’età della paziente. L’endometriosi può risultare fortemente invalidante e può essere causa di infertilità: quello che consiglio alle donne che sospettano di esserne affette è di effettuare gli esami necessari per diagnosticarla precocemente, per migliorare il prima possibile la loro qualità della vita. In particolare, è bene far presente, anche e soprattutto alle più giovani, che forti dolori durante il ciclo o durante i rapporti sessuali non sono normali: consultare uno specialista quanto prima è fondamentale per intervenire e arginare l’avanzamento della malattia”.

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