GENOVA – Il Presidente del Tribunale di Savona, su proposta di quella Procura della Repubblica e sulla base delle indagini svolte dalla Direzione Investigativa Antimafia di Genova, ha emesso un decreto di sequestro e confisca dei beni mobili ed immobili riconducibili a Giuseppe GANGEMI, di anni 76, residente in Ceriale (Savona), applicandogli, altresì, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di anni 3. Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro è stimato in circa
6 milioni di euro. Dalle prime ore di questa mattina, personale di questo Centro Operativo è impegnato a sottoporre a confisca le proprietà di GANGEMI, rappresentate da alcuni fabbricati, magazzini e terreni rurali siti nella piana di Albenga (Sv), in particolare nella vicina frazione di Campochiesa, oltre a una attività commerciale sita in Torino, quote societarie di una impresa edile, valori e contanti.
Il provvedimento, emesso sulla base della normativa prevista dalle leggi antimafia e dalle misure di prevenzione (decreto legislativo 6.9.2011 n.159 artt. 1,4,6 ed 8), scaturisce dall’approfondito monitoraggio di soggetti attivi nell’esecrabile settore dell’usura, ma anche dall’attenta azione di intelligence che questo Centro Operativo porta avanti, oramai da diversi anni, in tutto il territorio ligure, sul conto di soggetti già pregiudicati per gravi reati, i quali vengono trovati, dopo anche molti anni dalla commissione dei delitti, in possesso di ricchezze di dubbia provenienza.
GANGEMI presenta un curriculum criminale di tutto rispetto, protrattosi con continuità almeno dal 1968 fino ai nostri giorni, tanto che l’esame delle numerose circostanze di fatto raccolte ha evidenziato la propensione, anzi la specializzazione, nel porre in essere attività delittuose, particolarmente nel settore finanziario, economico e fallimentare.
L’interessato ha accumulato una lunga teoria di deferimenti all’Autorità Giudiziaria riguardanti una variegata serie di reati anche gravi, concentrati nell’arco temporale costituito da circa un trentennio tutti, comunque, rivelatori di una certa abitualità e sistematicità nel delinquere.
Ha difatti riportato condanne che vanno dall’emissione di assegni a vuoto, bancarotta fraudolenta, detenzione e porto illegale di armi e munizioni fino all’usura ed all’esercizio abusivo della professione finanziaria.
Quest’ultima condanna è relativa alle investigazioni effettuate dall’Arma di Albenga ed alle dichiarazioni di due persone che denunciavano di aver ricevuto prestiti a condizioni usuraie, in una occasione registrando un incontro nel quale l’indagato effettuava un prestito pretendendo interessi illegali.
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