LONDRA – Cantare negli stadi inglesi il ritornello “Chelsea rent boys” sarà fuorilegge. Lo ha deciso il Crown Prosecution Service (CPS): l’ufficio del pubblico ministero britannico ch lo ha definito come “un insulto omofobo”, avvertendo che chi lo canta potrà essere perseguito per crimini d’odio. Il coro che da tempo veniva intonato dalle tifoserie negli stadi del Regno Unito ha messo in moto la magistratura non solo per le reazioni della squadra di Thomas Tuchel ma anche per la federazione calcistica.
Il club londinese ha espresso soddisfazione per questa decisione e ha assicurato che continuerà a lavorare con la propria tifoseria e con la sezione LGBTQ+ “Chelsea Pride” per assicurare la massima inclusività attorno ai Blues. “Non esiteremo a procedere contro chiunque continui a usare questo tipo di linguaggio discriminatorio e in questo senso lavoreremo con la Polizia e la magistratura per garantire che i responsabili vengano perseguiti”, si legge in una nota del club.
Quest’anno il coro “Chelsea rent boys” è stato intonato dalle tifoserie di Liverpool, Leeds, Tottenham e Everton. Gli Spurs hanno condannato i propri tifosi per averlo cantato nella semifinale di Carabao Cup a Stamford Bridge a inizio gennaio. Un “rent boy” è un termine dello ‘slang’ con cui si indica un giovane che si prostituisce, di norma un ragazzo di bassa estrazione sociale. Nella cultura inglese è spesso associato all’area del West End della capitale, in cui rientra anche Chelsea. Tra gli anni ’60 e ’70, infatti, molti giovani uomini trasferitisi a Londra si prostituivano per sopravvivere in una città molto cara rispetto ai loro luoghi di origine. In particolare, il distretto di Earls Court, a Chelsea, ospita tradizionalmente molti locali ‘gay friendly’.
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