ROMA – Legambiente, Greenpeace e Libera lo avevano detto ed insieme a loro il procuratore antimafia, Franco Roberti: l’accorpamento della Guardia Forestale con l’Arma dei Carabinieri avrebbe di fatto eliminato l’unico organismo di autorità giudiziaria a difesa del verde. Così è stato ed ora da più parti si invoca per gli incendi in Sicilia ed in Campania, l’intervento della magistratura.
La lista dei deputati e senatori miopi che votarono il provvedimento è estremamente lunga e varrebbe la pena indicarli in calce all’articolo per una gogna postuma che poco servirà se non a sapere chi governa questo paese senza oculatezza. E’ stato l’unico atto di spending review ma risultato irresponsabile con la cronaca di questi giorni perché in quelle aree è mancato il presidio sul territorio.
L’estate appena iniziata in Italia ha già mandato in fumo 26.024 ettari di superfici boschive, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016. Lo denuncia Legambiente nel ‘Dossier Incendi’. L’associazione in difesa dell’ambiente sottolinea l’impatto della variabile del clima, ma punta anche il dito sull’attività delle ecomafie e dei piromani, sulla carenza di operai forestali, sui disagi creatisi dopo l’accorpamento della Guardia forestale all’Arma dei Carabinieri e sui ritardi a livello regionale e nazionale nella gestione dell’emergenza. Le regioni italiane più colpite sono la Sicilia con 13.052 ettari distrutti dal fuoco e roghi in quasi tutte le province, seguita dalla Calabria con 5.826 ettari, la Campania 2.461, Lazio con 1.635, la Puglia 1.541, la Sardegna 496, l’Abruzzo 328, le Marche 264, la Toscana 200, l’Umbria 134 e la Basilicata 84. La Penisola continua ad andare in fiamme soprattutto per mano di piromani ed ecomafiosi: solo nel 2016 sono andati in fumo 27 mila ettari di boschi e aree verdi, per colpa di 4.635 Incendi (tra dolosi e colposi).
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