CATANIA – Lunghi applausi e un grande consenso da parte del pubblico catanese per lo spettacolo Invenzioni a tre voci di Roberto Zappalà e la sua Compagnia Zappalà danza, andato in scena lo scorso weekend a Scenario pubblico e in replica il 28 febbreio (h.20,45) e il primo marzo (h.19).
Invenzioni a tre voci, il primo step dell’ampio progetto Transiti Humanitatis, (riflessione sull’umanità e sulla bellezza evocata ed indagata attraverso la danza, che è iniziato nel 2014 e si concluderà nel 2017), è una performance dello sguardo. Uno sguardo sull’umanità, uno sguardo sulla donna, uno sguardo sulla bellezza.
“Buonasera, vi ringrazio per essere venuti a vedere e ascoltare”, dice il coreografo Zappalà ad inizio performance. Tre le protagoniste, (la francese Maud de la Purification, la marchigiana Gioia Maria Morisco Castelli e la siciliana Valeria Zampardi) tre le invenzioni e le voci sperimentate da Johann Sebastian Bach e suonate da vivo dal violista Adriano Murania e dal pianista Luca Ballerini. L’associazione tra le musiche di Bach e l’idea coreografica di Zappalà per la creazione di Invenzioni a tre voci nasce quasi per caso in quella che il coreografo stesso definisce “una alchimia meravigliosa”.
Nella sua riflessione sull’umanità Roberto Zappalà propone una ragionamento sull’immaginario femminile, sulla rappresentazione dell’immaginario prodotto dalla bellezza della donna considerata “un’invenzione meravigliosa” e dal suo corpo che è al contempo protagonista e vittima. “Le donne sono state uno dei soggetti principali della pittura, i pittori e gli spettatori proprietari erano di solito uomini, mentre erano ritratte per lo più le donne. Sempre hanno insegnato a osservarsi di continuo così da diventare visione – racconta al pubblico Zappalà – Oggi questi atteggiamenti e valori si esprimono attraverso mezzi di comunicazione diversi dalla pittura, ma il modo di vedere le donne, l’uso che si fa della loro immagine non è cambiato. Gli uomini guardano le donne, le donne guardano se stesse essere guardate, l’artista guarda la modella, le danzatrici guardano il prodotto di questo sguardo. Voi ci guardate e guardate anche il vostro sguardo, perché sapete, è sempre una questione di sguardi”.
La danza espressa in Invenzioni a tre voci mette a nudo la donna, letteralmente e metaforicamente, e ha la sua grammatica e la sua sintassi nei nervi e nelle giunture, nei fremiti e nei sussulti del corpo delle tre danzatrici/invenzioni. Notevole la tecnica e il coinvolgimento offerto dalle ballerine che si esprimono nel linguaggio sperimentato da Roberto Zappalà nei suoi corsi di espressione coreografica: MoDem. Un linguaggio di consapevolezza e sperimentazione personale compiuta sia dalle danzatrici in scena che dallo spettatore che guarda. “Io sono una invenzioni, il sono il mio corpo, io abito lo spazio del mio corpo, il mio corpo è la mia mente, la mia mente è il mio corpo, io sono i miei muscoli, i miei nervi, le mie articolazioni”, ripetono durante la performance coreografo e danzatrici.
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