GROSSETO – Come spesso accade in angoli dell’Italia agricola e resiliente, le storie di successo arrivano dalla caparbietà di singoli uomini che riescono a motivare chi gli vive accanto generando grandi imprese fino a trasformare la vocazione storica di un territorio o di riproporlo con lo sguardo contemporaneo. E’ un pò la storia della tenuta Acquaviva passata di mano negli anni Ottanta dal Marchese Ciacci all’attuale proprietario Serafino D’Ascenzi. Per tutti Serafino (anche per i figli), è lo sperimentatore e convinto sostenitore dell’empirismo contadino pronto a verificare i risultati e la risposta dell’adattamento di un vitigno. Così, dai soli tre ettari di bianco del marchese, è passato a 15 ettari affiancando agli autoctoni Morellino di Scansano e Maremma Toscana DOC, il Sangiovese, la Malvasia Nera, l’Alicante, il Trebbiano, lo Chardonnnay e il Verdello il cui vitigno richiama la coltivazione portoghese di Madeira.
Alla vecchia cantina, sottoposta ad un restyling di sostenibilità, si è affiacata una nuova struttura che ha fatto sintesi di antiche volte toscane a crociera con materiali costruttivi moderni. Anche se ad attirare l’attenziione è una sorta di caveau ricavato scavando in profondità nella roccia. E’ il piccolo regno di Serafino frutto di notti insonni in sella ad un Caterpillar che ha fatto breccia in una grotta naturale dove ora sono conservate le annate migliori e le bottiglie celebrative dei prossimi anni di figli e nipoti.
La Fattoria si estende dove s’intersecano le zone a denominazione di origine del Morellino di Scansano e del Maremma Toscana DOC Bianco, nei pressi di Montemerano e Saturnia Terme in una posizione invidiabile dove l’occhio corre senza soluzione di continuità tra i rilievi che contornano le distese dorate di grano della maremma. Qui c’è l’ospitalità del Villa Acquaviva Resort che ha saputo inserire nella tenuta un corpo nuovo mantenendo l’atmosfera di una residenza di campagna. Ma è al ristorante la Limonaia che si apprezza l’atmosfera rilassata di questo resort. La cucina a chilometro zero di Valentina di Virginio si racconta da sola nel piatto e all’imbrunire quando dalle grandi vetrate del ristorante si scorgono pezzi d’orto e i filari di viti resi rossastri dal tramonto che si schiaccia sulle colline. E’ la magia della maremma.
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