ROMA – Il vertice di ieri notte a Palazzo Chigi convocato dal premier Giuseppe Conte, ha avuto l’unico effetto di ritrovare un allineamento tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini ma di fatto, nonostante le dichiarazioni al termine della lunga nottata, non sembra che si sia fatto un passo avanti rispetto alla questione della procedura d’infrazione dell’Unione Europea. Salvini e Di Maio hanno parlato di vertice positivo entrambi hanno ribadito l’obiettivo di evitare la procedura di infrazione ma senza cedere alle richieste della Commissione europea. Una contraddizione in termini, dunque, che sa ancora di manifesto elettorale perché evitare la procedura significa spiegare all’Ue come si intende ridurre il debito accumulato. Stesso coro i due vice-premier lo hanno utilizzato per la questione tasse da ridurre ma anche qui siamo in alto mare per il come.
La voce di fondo in tutto questo è quella del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che nel vertice ha indicato la necessità di un dialogo costruttivo con Bruxelles. Conte nei giorni scorsi aveva fatto una fuga in avanti chiedendo la delega a trattare in Europa ma dai due leader di maggioranza non arriverà una delega in bianco.
La sensazione è che si continui a ripetere cose già dette nelle settimane scorse durante le campagne elettorali per le votazioni comunali: niente manovra correttiva, nessun aumento della pressione fiscale né dell’Iva. In altre parole paletti rigidi dei due vicepremier scaricando il come fare al ministro dell’Economia, Tria come se questi avesse la bacchetta magica.
Il premier dal canto suo ha dato il via libera al decreto legge “sicurezza bis” e all’accelerazione sul salario minimo ma si ha come l’impressione che tutto questo non basti alla Lega che dopo i ballottaggi favorevoli intende incassare un po’ di crediti tipo la flat-tax. Oggi è convocato il Consiglio dei Ministri.