ROMA – Con gli oltre 22 mila nuovi positivi registrati ieri e 462 decessi, l’ipotesi che il 7 gennaio l’Italia potrà uscire dalla grande zona rossa imposta dalla festività natalizie, appare incerta.
Secondo quando previsto dall’ultimo Dpcm, si dovrebbe tornare a un sistema a fasce per regioni così come erano state definite prima della pausa natalizia. Tutti in fascia gialla, dunque, ad eccezione dell’Abruzzo arancione.
Ma a creare l’incognita delle “zona gialla” è l’Rt in crescita e il tasso di positivita’ in costante aumento arrivato al 14,1%. Veneto, Liguria e Calabria hanno un Rt sopra l’1 – cioè la soglia indicata accettabile dai virologi – e rischiano di non uscire dalla zona rossa e Puglia, Basilicata e Lombardia potrebbero finire almeno in quella arancione.
Tra due giorni al massimo, il Governo dovrà valutare, sui dati del Comitato tecnico scientifico, chi potrà uscire dalla zona rossa. Altra questione di grande importanza su cui bisognerà esprimersi è l’apertura degli impianti di sci. Una decisione che vede a rischio il bilancio dell’economia di montagna. Secondo gli operatori turistici ritardare verso fine mese la riapertura comporterebbe una perdita di metà degli incassi della stagione invernale. Ma ciò che pesa di più in questa situazione è l’incertezza delle date che in un’economia come quella del turismo si basa su programmazione e prenotazioni. E senza le date certe, dicono dalle aziende del turismo di Trentino, c’è anche il rischio di una migrazione di forza lavoro specializzata verso la vicina Austria.
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