Categories: Salute&Benessere

Parte il progetto dei “Centri Antiviolenza ANDDOS”

ROMA . Grande iniziativa contro la violenza: da Marzo saranno operativi in tre Regioni, Marche, Abruzzo e Lazio, tre Centri Antiviolenza ANDDOS, dedicati dedicati alle coppie ed alle persone LGBTIQ che si trovano in situazioni di disagio sociale, proprio perché spesso vittime di violenza, non solo in ambito familiare. Si tratta di un progetto pilota dell’Associazione Nazionale ANDDOS, il più grande movimento LGBT in Italia per numero di iscritti, in partenariatocon l’Associazione di Promozione Sociale – Centro Antiviolenza Donn-è di Ortona. Questi Centri si avvalgono di eccellenti professionisti, specializzati in ambito medico, psicologico e legale per offrire e garantire una mirata consulenza continua, anche per via telematica, grazie alla sinergia con il portale di assistenza “One Question”, già operativo in tutto il territorio nazionale.

Sabato 28 Febbraio a Pescara alle ore 11, presso l’auditorium Sala “Tosti” dell’Aurum, sita in Largo Gardone Riviera, ci sarà la conferenza stampa di presentazione del nuovo progetto pilota per il centro Italia, alla presenza dei professionisti del settore medico, psicologico e legale, in qualità di relatori, che si occuperanno degli sportelli di accoglienza, informazione ed assistenza nelle relative sedi operative. Interverranno per l’Associazione nazionale ANDDOS il presidente nazionale Mario Marco Canale, il presidente Antonio Bubici del Collegio dei Garanti, Tullio Bonelli responsabile settore Psicologia e Stefano D’Agnese responsabile settore Salute, presenti anche la presidente Francesca Di Muzio del Centro Antiviolenza Donn-è di Ortona, Gianni Di Marco responsabile Centri Antiviolenza Abruzzo e Marche, lo psicologo e psicoterapeuta Danilo Musso. Modererà il dibattito la dott.ssa Romina Remigio.

L’obiettivo della nostra associazione ANDDOS – spiega il presidente nazionale Mario Marco Canale – è di creare centri di ascolto, accoglienza ed assistenza contro le vittime di violenza. La violenza, fisica e mentale, è un fenomeno che purtroppo attraversa tutte le fasce di età, tutte le culture, le classi di reddito, i livelli di istruzione. Non si tratta di un fatto privato, ma di una questione culturale e politica perché divenuta nel tempo un’emergenza sociale, un problema che riguarda la qualità del rapporto tra le persone, indipendentemente dal sesso, dove emerge una pericolosa asimmetria nelle relazioni. Occorre allora potenziare il sistema dei servizi a sostegno delle persone vittime di violenza, promuovere anche campagne di sensibilizzazione, articolare progetti culturali e formativi per favorire una convivenza civile, educando al rispetto delle differenze, al riconoscimento ed all’accettazione dell’altro, migliorare la qualità delle relazioni tramite il confronto aperto e sereno, contrastare ogni volontà di oggettivazione, predominio, prevaricazione, sopraffazione, costrizione, abuso, mortificazione, annullamento della persona. Nella convinzione che la qualità dei nostri servizi sia la migliore risposta ai problemi che quotidianamente le vittime di violenza si trovano da sole ad affrontare”.

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