RIMINI – Oggi al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini è il giorno del Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Un intervento in larga parte concentrato sull’Europa – anche in vista delle importanti nomine dei Commissari europei – ma ricorda che «molte delle debolezze strutturali dell’economia europea si ritrovano nell’economia italiana. Nelle Considerazioni finali dello scorso maggio mi sono soffermato sui problemi strutturali che da un quarto di secolo frenano il nostro sviluppo: dalla bassa crescita all’insoddisfacente andamento degli investimenti, dalla stagnazione della produttività fino alla preoccupante prospettiva demografica. In quell’occasione non ho mancato di sottolineare i segnali di vitalità emersi negli anni successivi alla pandemia. Investimenti, occupazione e crescita hanno mostrato una ripresa, e le imprese italiane hanno dimostrato una capacità competitiva sui mercati internazionali che non va sottovalutata». Questi progressi – dice – «ci consentono di guardare al futuro con fiducia. Senza indulgere in eccessi di ottimismo, dobbiamo partire da essi per costruire uno sviluppo sostenuto, duraturo e inclusivo. La crescita resta l’obiettivo fondamentale per l’Italia, ma per ottenerla dobbiamo affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti. Dobbiamo concentrarci sulle finalità essenziali: rafforzare la concorrenza, potenziare il capitale umano, accrescere la produttività del lavoro, aumentare l’occupazione di giovani e donne, definire politiche migratorie adeguate».
L’impegno principale per il governo sottolinea ancora Panetta “rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto nei giorni che precedono l’avvio del lavoro del governo per disegnare la manovra 2025” (inoltre entro il 20 settembre deve essere presentato alla Ue il Piano strutturale di bilancio a medio termine secondo il nuovo Patto di Stabilità).
Panetta rilancia il messaggio più forte per la gestione dei conti pubblici: «Un debito elevato rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l’incentivo a investire; espone l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo. L’Italia è l’unico paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione».
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