ROMA – Ad impensierire i sindaci dei territori oggetto di sbarchi continui in Sicilia sono i ritardi con cui il Governo reagisce al fenomeno dell’emorragia di migranti. Nel tentativo di cancellare i decreti dell’ex ministro Salvini che per effetto di questi dovrà andare a processo, l’unica azione dell’esecutivo ad anni di distanza dalla questione, è parlare di rimpatri anche se le difficoltà per attuarli sono evidenti. Il premier Conte dopo le sollecitazioni dei sindaci non ha fatto altro che annunciare, appunto, un futuro di rimpatri. E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio passa da un annuncio su Facebook ventilando un modello “Albanese” alla telefonata con Josep Burrell, l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza convenendo che serve un adeguato livello di cooperazione da parte della Tunisia per prevenire le partenze irregolari. Facile a dirsi ma più difficile a praticarsi visto il momento di agitazione che c’è nel paese. Di Maio ha ribadito come le coste italiane rappresentino il confine meridionale anche della Ue, da cui ci si attende un impegno sul fronte della redistribuzione e dei rimpatri. Insomma si ritorna a parlare, a distanza dell’accordo di Malta, dell’impegno dell’Ue ma da quell’impegno è già passato un anno e non c’è ancora un piano che possa essere definito tale. E il Pd? Zingaretti critica Conte per ripescare con i ventilati rimpatri soluzioni alla “Salvini” ma non si comprende quali siano le proposte del partito che per anni ha sostenuto la loro integrazione.
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