LONDRA – Oggi qualunque sarà la decisione del popolo inglese nei confronti dell’Unione Europea, si avrà un risultato. Non sarà invece, cosi facile avere nel breve il risultato di una probabile uscita. L’unica cosa certa è stato l’avvertimento di Jean-Claude Juncker al Regno Unito quando ieri ha ammonito: “I politici e gli elettori britannici debbono sapere che non ci sarà alcun tipo di rinegoziazione – ha sottolineato il presidente della Commissione Ue – Il primo ministro David Cameron – ricorda ancora Junker – ha ottenuto il massimo che poteva ricevere, così come noi abbiamo concesso il massimo che potevamo dare”. Dal canto suo Cameron, in un’intervista rilasciata al Guardian ha spiegato che tutti i sostenitori della Brexit si sono “concentrati strettamente” sull’immigrazione e che la decisione di lasciare l’Ue potrebbe portare conseguenze negative per il Regno unito. “Ho sempre creduto che dobbiamo essere in grado di discutere e dibattere di immigrazione”. Ma il confronto sull’immigrazione arriva probabilmente troppo tardi, perché dalle file dell’opposizione si raccolgono sentimenti di un paese che sta cambiando progressivamente volto con il multilinguismo e la multireligiosità. Tutto troppo in fretta per l’Inghilterra conservatrice.
Intanto la stampa britannica si divide e non aiuta gli indecisi a prendere posizioni. Saranno circa 45 milioni di inglesi che andranno al voto alle 23 (ora italiana) con un esito difficile anche se i bookmakers ipotizzano un 23% di uscita contro il 43% per restare. La Bce di Mario Draghi, è pronta ad ammortizzare il contraccolpo che dovesse scaturire dall’esito per l’uscita.
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