ROMA – “Fermare il declino della pesca si può, basta fare sistema e adottare nuovi modelli di sviluppo”. Lo sostiene Massimo Coccia presidente della Federcoopesca-Confcooperative portando ad esempio quanto si sta facendo in Puglia, a Manfredonia nell’ambito della sperimentazione sul rossetto, specie la cui pesca attualmente è vietata in base a divieti comunitari. “A Manfredonia è nato un laboratorio virtuoso dove grazie al coordinamento tra Ministero, Regione, Comune, Autorità marittima e associazioni di categoria si sta portando avanti una sperimentazione tesa ad ottenere quei dati scientifici richiesti per la realizzazione di un piano di gestione che possa portare al recupero di un antico mestiere, come quello della pesca al rossetto, nel rispetto dei nuovi vincoli imposti dalle norme europee” spiega il vicepresidente nazionale e referente per la Puglia della Federcoopesca Nunzio Stoppiello. “Stiamo cercando di non vanificare i sacrifici di chi ha riconvertito la propria attività optando per altri sistemi di pesca, per raggiungere un obiettivo strategico che è quello di coniugare nel miglior modo possibile le esigenze di tutela ambientale con la pratica di una pesca antica e importante da un punto di vista sociale ed economico” sostiene Stoppiello. Il prossimo passo, dopo il recente workshop pugliese sulle pesche speciali e il loro ruolo economico, sociale e ed occupazionale per le comunità di pesca, è quello di confronto tra diverse regioni interessate a questo tipo di pesca. “Quello realizzato a Manfredonia potrebbe diventare un sistema di gestione condiviso da più marinerie. Un incubatore per presentare a Bruxelles proposte concrete e partecipate sul tutto il territorio nazionale, per una gestione responsabile delle specie tutelate” sottolinea il presidente Coccia nel rilanciare la necessità di una conferenza nazionale di settore dove si possa discutere, oltre a questo tema, anche quello della gestione dell’attività di pesca a traino, della valorizzazione delle produzioni, di un nuovo sistema di tutele sociali per i pescatori (dall’ASPI, non inadatta alle cooperative di pesca, al riconoscimento del lavoro del pescatore come attività usurante), di un maggiore coinvolgimento delle marinerie nelle gestione della pesca”.
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