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Pompei: dal 3 gennaio si aprono le visite alla nuova area della Regio lX

POMPEI – Dal 3 gennaio apre alle visite al pubblico il cantiere dei nuovi scavi della Regio IX. Si tratta delle indagini nella cosiddetta Regio IX di Pompei – uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito – sono partite a febbraio 2023, in un’area estesa per circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio.  

Il progetto si inserisce in un più ampio approccio che mira a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammonta a circa 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico. 

Lo scavo in quest’area della Regio IX, lungo via di Nola, fu iniziato nel 1888 ma ben presto interrotto. Dopo più di un secolo è stato ripreso restituendodue case ad atrio, già parzialmente indagate nell’800, costruite in età Sannitica e trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive. Si tratta di una fullonica (lavanderia) impiantata nell’atrio dell’abitazione al civico 2, con banconi da lavoro e vasche per il lavaggio e la tintura degli abiti e di un panificio con il forno, con gli spazi per le macine e gli ambienti per la lavorazione dei prodotti alimentari da distribuire in città.  

In questi ultimi ambienti sono affiorati i resti ossei di tre vittime dell’eruzione, tre pompeiani che si erano rifugiati in cerca della salvezza e che hanno invece trovato la morte sotto i crolli dei solai. Una serie di osservazioni ha dimostrato che le persone impiegate nei lavori, così come gli asini usati per macinare il grano necessario a produrre il pane, fossero rinchiusi e sfruttati in condizioni di schiavitù. L’ ambiente emerso si presenta angusto e senza affaccio esterno, con piccole finestre con grate in ferro per il passaggio della luce. E nel pavimento intagli per coordinare il movimento degli animali, costretti a girare per ore con occhi bendati. 

Su una delle pareti invece dell’atrio è emerso l’affresco di una natura morta – che ricorda la “pizza” dei nostri giorni-   raffigurante una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e forse un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra. Sullo stesso vassoio, frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni. Si tratta di un genere di immagini, noto in antico con il nome xenia, che prendeva spunto dai “doni ospitali” che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.).

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