LONDRA – Il complesso caso giudiziario di Julian Assange, accusato di aver diffuso dati sensibili degli Stati Uniti e per cui era stata chiesta l’estradizione dal Regno Unito, oggi ha prodotto un altro colpo di scena. L’Alta corte di Londra ha ribaltato la sentenza di primo grado emessa lo scorso gennaio che negava la consegna del fondatore di Wikileaks a Washington. È stato così accolto il ricorso del team legale americano che si opponeva al verdetto sulla base di un asserito pericolo di suicidio legato – secondo una perizia – al prevedibile trattamento giudiziario e carcerario. È quindi previsto che il caso venga rinviato al tribunale di grado inferiore per essere ascoltato nuovamente e la difesa del 50enne australiano ha già annunciato ricorso. Assange, 50 anni, è in carcere da oltre due anni e mezzo nella prigione di massima sicurezza della capitale inglese Belmarsh. Dal 7 dicembre 2010 non è più un uomo libero e negli Usa rischia una condanna a 175 anni da scontare in un carcere di massima sicurezza. Nel gennaio scorso, il giudice inglese Vanessa Baraitser, però, aveva respinto l’istanza di estradizione ed esclusivamente sulla base delle condizioni di salute di Assange e del rischio di un suicidio nel caso si fosse autorizzato il trasferimento nel carcere duro americano.
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