ROMA – La gestione dei fondi europei del Recovery fund, con l’Italia in pole-position per la fetta maggiore con ben 209 miliardi di euro fra prestiti e finanziamenti a fondo perduto, avrà una task force per decidere gli asset e le linee di intervento per utilizzare i fondi. Una gestione meno accentrata su Palazzo Chigi, dunque, così come chiesto anche dall’opposizione. Al termine del vertice di maggioranza con i capidelegazione dei partiti e i ministri dell’Economia e degli Affari europei, Roberto Gualtieri ed Enzo Amendola, si fa strada la definizione di una struttura piramidale con una gestione e supervisione politica, in capo a Palazzo Chigi, ma affiancata da una sorta di comitato tecnico esecutore, guidato da 6 manager indipendenti. Ed è indubbiamente anche una svolta politica quella che emerge, anche se ancora interlocutoria, dal vertice di maggioranza: i finanziamenti del Recovery fund dovrebbero essere gestiti sia dal Comitato interministeriale affari europei, guidato al ministro Enzo Amendola, sia da una cabina di regia politica che farebbe capo al premier Conte, al ministro dell’Economia, e a quello dello Sviluppo economico. Ma affiancati da un comitato esecutivo o una struttura di missione, costituita da manager, probabilmente 6, ovvero il numero di macroprogetti a cui dovrebbero essere destinate le risorse. Intanto c’è ancora da capire se la contestazione creata da Polonia ed Ungheria sullo “stato di diritto” ritarderà ancora l’accesso ai fondi.
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