ROMA – Domani 7 dicembre, così come aveva già annunciato il premier Giuseppe Conte nella conferenza stampa del 3 dicembre scorso, c’è in programma l’approvazione della struttura di governance con coordinamento presso la Presidenza del Consiglio, del piano Recovery Fund da presentare a Bruxelles. Nelle intenzioni già dichiarate del premier c’è la creazione di un comitato che affiancherà, oltre Conte e i due ministri Gualtieri e Patuanelli, anche 6 manager deputato a vigilare sui vari passaggi d’attuazione del piano. Conte riferisce che il comitato ristretto lo richiede l’UE anche se non si trova traccia di questa particolare richiesta dalla vigilanza di Bruxelles.
”La supervisione tecnica dell’attuazione -spiega Conte- sarà affidata a una struttura composta da sei manager, assistiti da uno staff dotato delle necessarie competenze professionali. In casi eccezionali i sei manager potranno essere chiamati a intervenire con poteri sostitutivi per evitare ritardi e perdite di risorse”. E sono proprio i “poteri sostitutivi” che preoccupano l’opposizione che avverte della preoccupante disintermediazione della politica. E poi chi sono i manager? Quali interessi indiretti potrebbero avere nella gestione degli ingenti fondi in arrivò?
E poi c’è la grande incognita di quali sono gli asset individuati dal piano da realizzare. Al momento Conte ha parlato di 60 progetti che più che un piano organico appare come una serie di interventi individuali. ”Li abbiamo selezionati con l’obiettivo di rendere il Paese più competitivo e più inclusivo – dice Conte – con la ripartizione del budget siamo ormai alle scelte finali”.
Intanto non si placa la tempesta sul Mes con maggioranza divisa e opposizione all’attacco.
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