ROMA – Non è ancora ben chiaro a quando modifiche proposte abbia dovuto rinunciare il M5S nel processo di riforma della giustizia penale presentata ieri dalla ministra Cartabia al Consiglio dei Ministri. Il premier Draghi è dovuto intervenire per assicurare all’UE che l’Italia si sta muovendo per affrontare il nodo riforme. Ieri, quindi, c’era la necessità di non indugiare più su un percorso obbligato.
Ma che cosa prevede la riforma? Intanto sono rimodulati i termini di durata massima delle indagini rispetto alla gravità del reato. Inoltre, alla scadenza del termine di durata massima delle indagini, fatte salve le esigenze specifiche di tutela del segreto investigativo, si prevede un meccanismo di discovery degli atti, a garanzia dell’indagato e della vittima, anche per evitare la prescrizione del reato associato a un intervento del giudice per le indagini per le indagini preliminari che in caso di stasi del procedimento.
Confermata l’attuale disciplina, che prevede lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado (sia in caso di condanna sia in caso di assoluzione). Inoltre, si stabilisce una durata massima di due anni per i processi d’appello e di un anno per quelli di Cassazione. E’ in sintesi l’emendamento al disegno di legge sul processo penale, proposto dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia sul nodo della prescrizione, e approvato dal Cdm. È prevista la possibilità di un’ulteriore proroga di un anno in appello e di sei mesi in Cassazione per processi complessi relativi a reati gravi, come esempio associazione a delinquere semplice, di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, violenza sessuale, corruzione, concussione). Decorsi tali termini, interviene l’improcedibilità. Sono esclusi i reati imprescrittibili quelli puniti con ergastolo.
Altri capitolo interessante la Delega giustizia riparativa. Sta al Governo disciplinare in modo organico la giustizia riparativa, nel rispetto di una direttiva europea (2012/29/UE) e nell’interesse sia della vittima che dell’autore del reato. Lo prevede uno degli emendamenti al ddl di riforma del processo penale presentati dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e approvati dal Cdm. Si prevede l’accesso ai programmi di giustizia riparativa in ogni fase del procedimento, su base volontaria e con il consenso libero e informato della vittima e dell’autore e della positiva valutazione del giudice sull’utilità del programma in ambito penale. Previste inoltre la ritrattabilità del consenso, la confidenzialità delle dichiarazioni rese nel corso del programma di giustizia riparativa e la loro inutilizzabilità nel procedimento penale.
La richiesta di rinvio a giudizio offre al pubblico ministero l’opportunità di chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato solo quando gli elementi acquisiti consentono una “ragionevole previsione di condanna”. Lo prevede uno degli emendamenti al disegno di legge di riforma del processo penale presentati dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e approvati dal Consiglio dei ministri.
Per i Ricorsi in appello è confermata in via generale la possibilità, tanto del pubblico ministero, quanto dell’imputato, di presentare appello contro le sentenze di condanna e proscioglimento. E’ quanto prevedono gli emendamenti al ddl di riforma del processo penale presentati dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e approvati dal Consiglio dei ministri. Il testo recepisce il principio giurisprudenziale dell’inammissibilità dell’appello per aspecificità dei motivi. Si prevedono limitate ipotesi di inappellabilità delle sentenze di primo grado, per esempio in caso di proscioglimento per reati puniti con pena pecuniaria e di condanna al lavoro di pubblica utilità.
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