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Rivolta del comparto convegnistico per lo stop con il nuovo Dpcm. Confindustria: “Un settore da 64,7 miliardi”

ROMA –  Lo stop decretato a convegni e congressi, con il l’ultimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte il 18 ottobre scorso, mette in rivolta il settore che chiede a gran voce di rivedere il blocco di un comparto che genera un indotto di 64,7 miliardi di euro con un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi di euro all’anno e che impiega 569mila addetti.
Un allarme, questo, rilanciato con forza dalle associazioni di categoria, pronte a fare fronte comune un comunicato congiunto firmato da Admei, Confindustria Alberghi, Alleanza Cooperative Italiane, Associazione Internazionale Interpreti di Conferenza in Italia, Associazione Nazionale Banqueting e Catering, Assoturismo, Club degli Eventi e della Live Communication, Confturismo – Confcommercio, Convention Bureau Italia, Federalberghi, Federcongressi&eventi, Federturismo, Fiavet, Icca Italian Committe, Mpi e Site.
Quello dei congressi e degli eventi è “un settore trainante del turismo – spiega la nota – Che assicura l’occupazione alberghiera anche in bassa stagione, riveste un peso importantissimo per le città d’arte attualmente in crisi e promuove all’estero l’immagine dell’Italia, coinvolgendo tutta la filiera e l’intera destinazione. Congressi e convegni sono volano di produttività e formazione e sono uno strumento decisivo per espandere le esportazioni delle imprese italiane”.
Per le associazioni la situazione attuale è incomprensibile oltre che insostenibile: “prevedere che in una location sia possibile svolgere attività di spettacolo, fieristica, o una manifestazione sportiva in presenza di pubblico ma non un’attività “convegnistica” appare incomprensibile e certamente discriminatorio nei confronti dei soli organizzatori congressuali e di eventi. La chiusura dei congressi mette in definitivo lockdown un settore che oggi ha già cancellato più della metà degli eventi previsti per il 2020 e che, privato della possibilità di programmazione, non ha nessuna possibilità di lavorare anche nel 2021. Un congresso, un convegno o qualsiasi altra tipologia di evento pubblico o privato richiede mesi se non anni di programmazione”.

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