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Salute: aumenta dell’8% il cancro della vescica. Attenzione al sangue nelle urine. I vantaggi della chirurgia robotica

ROMA – La robotica irrompe anche nella chirurgia urologica con molti vantaggi a cominciare da una invasività ridotta nei trattamenti. Ma non è l’unico vantaggio come spiegano gli specialisti Salvatore Sansalone e Mauro De Dominicis fondatori della UroClinic di Roma che la sottolineano come soluzione all’avanguardia per interventi come la ricostruzione della vescica dopo una cistectomia per ripristinare il sistema urinario.
L’indicazione principale per la chirurgia urologica robotica riguarda l’oncologia della vescica, di prostata e rene, come nel caso della cistectomia robot-assistita. L’utilizzo del robot chirurgo garantisce una precisione estrema e incisioni ridotte, riducendo il dolore postoperatorio e i tempi di degenza. La visione Full HD consente una visualizzazione precisa dell’area di intervento, mentre gli strumenti si adattano alle strutture anatomiche, riducendo il rischio di infezioni e complicanze.
L’incidenza del tumore della vescica è in crescita in Italia, con un aumento dell’8% all’anno rispetto al 2017. Questa neoplasia colpisce prevalentemente gli uomini, ma i casi femminili sono in aumento. La diagnosi precoce è fondamentale per la buona prognosi, ma spesso la malattia viene diagnosticata in fase avanzata, contribuendo al suo alto tasso di mortalità. Il principale sintomo da monitorare è la presenza di sangue nelle urine.
Per quanto riguarda il tumore del rene, più della metà delle diagnosi avviene incidentalmente durante altre indagini mediche. La diagnosi precoce è essenziale per migliorare le possibilità di guarigione. L’utilizzo del robot permette non solo di rimuovere la massa tumorale e l’organo con una cistectomia radicale, ma anche di ricostruire la vescica per ripristinare la funzionalità urinaria e preservare la qualità di vita del paziente”. 
La prostatectomia robotica è un intervento chirurgico per l’asportazione della prostata che viene eseguito attraverso l’uso di strumenti laparoscopici guidati da un sistema robotizzato. Questo metodo consente di ridurre in modo significativo le possibili complicanze associate alla rimozione della ghiandola quali incontinenza e disfunzione erettile questo grazie alla precisione della metodica nel  preservare i nervi necessari per l’erezione 
A seconda della gravità della malattia, potrebbe essere necessaria anche l’asportazione dei linfonodi circostanti. Il robot permette di ridurre così le perdite di sangue e il rischio di danneggiare i nervi essenziali per l’erezione e la continenza urinaria rispetto alla tecnica tradizionale a cielo aperto. 
Tutto bene dunque? Sì ma con una limitazione: la spesa di acquisto di un robot è elevato, per questo non è ancora un’opzione diffusa in tutte le strutture, Inoltre per poter manovrare il robot, occorrono competenze molto elevate da parte del chirurgo e dello staff operatorio. 

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