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Scandalo Poste, spiati i controllori. Konsumer: “Dimissioni subito se confermata l’inchiesta del Fatto”

ROMA – Per garantirsi i 300 milioni l’anno dallo Stato per il servizio universale, Poste Italiane aveva messo in campo un vero e proprio sistema di spionaggio. È ciò che emerge dall’inchiesta de Il Fatto Quotidiano, il quale denuncia che “Poste Italiane arriva a spiare direttamente la cassetta della posta e, di conseguenza, le abitudini di chi li controlla”. La qualità del servizio di Poste Italiane è infatti certificata da un ente terzo, la Izi spa, nominata in questi anni da governo e Agcom. La Izi recluta tra i 400 e i 600 collaboratori che, per testare gli standard di qualità dell’azienda controllata dal Ministero del Tesoro, si inviano lettere a vicenda. Questo sistema dovrebbe garantire che i tempi di spedizione e recapito rispettino gli standard di qualità, pena una sanzione di 50 mila euro fino a un massimo di 500 mila euro l’anno.
Peccato che i nomi di droppers e receivers – come vengono chiamati in gergo tali mittenti e destinatari – invece di risultare segreti a Poste Italiane (proprio per evitare di eludere i controlli) venivano addirittura schedati. Il periodo sotto inchiesta individuato da Il Fatto è quello tra il 2006 e il 2010, quando l’Ad di Poste era Massimo Sarmi. Si tratta dell’ennesima tegola per l’azienda, dopo le polemiche suscitate dal Piano di ristrutturazione (che prevede la chiusura di 455 uffici postali), e dalla proposta di recapitare la corrispondenza (compresi i quotidiani) a giorni alterni in 5.296 comuni. Pochi giorni fa Konsumer Italia denunciava con forza il taglio del servizio di corrispondenza da parte di Poste al fine di aumentare i propri utili: una drastica riduzione dei servizi essenziali per i cittadini a vantaggio del mantenimento dei soli prodotti finanziari in molti uffici postali.
Oggi, «se fosse vero, come scrive il Fatto, che Poste Italiane monitorava con costanza le cassette della posta – dichiara il Presidente di Konsumer Fabrizio Premuti – sarebbe davvero inquietante. Qui si parla di lettere aperte, accantonate e distrutte, di intensi scambi di mail tra funzionari di Poste che lasciano pensare all’istituzione di una procedura interna dove la parola chiave era “noti invii”». Una fonte del quotidiano parla persino di lettere in cui veniva “fotocopiato il contenuto con le istruzioni della Izi, o della Pwc” (i controlli Pwc erano a uso e consumo interno, con controllori nominati e pagati direttamente da Poste Italiane, ma che sarebbero dovuti comunque rimanere anonimi).
«Se risultasse tutto vero – conclude Premuti – Poste dovrebbe restituire i soldi del servizio universale per tutte le mancate consegne e i ritardi avvenuti dal 2006 ad oggi, ed i contributi pubblici incassati per assicurarsi il servizio. Invece che dismettere gli uffici postali, dovrebbero dismettere la dirigenza di Poste Italiane: dimissioni subito». Intanto l’Agcom ha comunicato che “la direzione Servizi Postali diretta da Claudio Lorenzi sta studiando il caso segnalato”, e la Procura della Repubblica di Roma vuole acquisire dalla Corte dei Conti l’esposto-denuncia inviato due giorni fa dalla fonte del giornale guidato da Travaglio; ci auguriamo che si faccia presto chiarezza e si prendano provvedimenti severi, nell’interesse dei cittadini italiani.

Andrea Scandura

ufficio.stampa@konsumer.it

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