ROMA – Sono stati necessari quindici mesi di battaglia per avere prima l’ok al suicidio assistito e ora anche il parere positivo sul farmaco scelto e sui modi di somministrazione. E’ la vicenda di Mario, nome con cui l’Associazione Luca Coscioni ha indicato il marchigiano tetraplegico protagonista della vicenda che a seguito della Sentenza della Consulta sul “Caso Cappato” ha chiesto alla Asl di appartenenza di vedersi riconosciute le condizioni previste dalla sentenza per accedere alla morte assistita in Italia. Il caso di Mario, è stato seguito da un Collegio legale di studio e difesa composto dagli avvocati Filomena Gallo, Massimo Clara, Angelo Calandrini e Cinzia Ammirati.
La famiglia dell’uomo ha denunciato Asur-Azienda sanitaria regionale per omissione d’atti di ufficio e tortura, visti i tempi lunghi per la verifica del suo stato ai fini del suicidio assistito e per il parere sul farmaco da usare, il Tiopentone, un barbiturico utilizzato anche per l’anestesia generale.