NAPOLI – A gennaio di quest’anno, nei giorni del Pitti, Luigi Dalcuore presentava a Firenze una collezione di una dozzina di proposte invernali. L’evento, tenutosi in una casa privata del centro, era la naturale conclusione dei festeggiamenti per il cinquantesimo anno di attività. Infatti il maestro aveva convocato clienti, amici e qualche giornalista per mostrare a loro ed a se stesso, attraverso i capi reali e non con foto o immagini, come tutta questa esperienza si fosse tradotta in una precisa visione del mondo maschile. Dalcuore aveva immaginato la cosa in un modo un po’ underground, informale e senza tanto rumore, ma se lui tenne come sempre un basso profilo non altrettanto fecero i suoi abiti. L’organicità di fogge, linea e tessuti fece in modo che le loro voci si unissero, facendosi sentire lontano. Da allora Luigi Dalcuore ha fatto la valigia molte volte. Tokio, Pechino, Seul ed ora New York, dove si trova in questo momento. In una suite dell’hotel The Mark, sulla Madison Avenue, riceve i clienti con aperitivi e champagne, ma sempre conservando la stessa spontanea umiltà che gli ha concesso di rimettersi in discussione e migliorare costantemente il proprio taglio. All’evento di New York ha dato il nome di “The Final Cut”, come a dire che porta nella Grande Mela il taglio definitivo, il montaggio che almeno attualmente è la conclusione del suo sapere estetico e tecnico. Sembra che anche questa volta sia un successo, ma Luigi e la figlia Cristina, che dirige la macchina organizzativa e lo accompagna ovunque, non si fermeranno di certo. Coloro che sono stati al primo happening di Firenze attendono che si replichi a giugno con la collezione estiva, anzi nel frattempo se ne sono aggiunti molti altri. C’è qualcosa nelle giacche di Luigi Dalcuore, specialmente quando se ne vedono insieme più d’una, una precisione ed insieme una naturalezza nel cogliere l’essenza maschile universale e contemporanea, che in questo momento sta viaggiando più veloce di quanto possa fare lui, anche con l’aereo.
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