UCRAINA – Nella sovrapposizione di dichiarazioni sulla crisi del confine ucraino, l’unico risultato è un caos rischioso che può innescare una miccia di un conflitto che non vuole nessuno. Eppure da parte americana e del Regno Unito si continua ad indicare i giorni di un attacco della Russia. L’Australia, come ieri aveva già fatto anche la Farnesina e precedentemente il Canada, ha deciso di svuotare l’ambasciata a Kiev. La sensazione è che il ruolo delle ambasciate sia diventato puramente marginale in una attività di mediazione diplomatica.
La cronaca di queste ore ha fatto scoppiare un altro focolaio di polemica su un presunto blocco di ingressi di cittadini russi al confine ucraino. Ma dal portavoce del Servizio di frontiera ucraino, Demchenko, arriva subito la smentita: “Ogni giorno viene negato l’ingresso in Ucraina “per vari motivi” a decine di stranieri,inclusi alcuni russi che, come tutti,”devono soddisfare le condizioni per l’ingresso”, ha detto il portavoce al ‘Telegraph’. A riferire che Kiev aveva deciso il blocco per i russi erano stati testimoni oculari sui social e il parlamentare dell’opposizione filorussa, Rabinovich.
Altra smentita è arrivata sulla presunta presenza di un sottomarino USA denunciato dal governo Putin: questa volta è il portavoce americano Kyile Raines a respingere l’accusa: “Non renderò note le posizioni dei nostri sottomarini, ma posso dire che voliamo, navighiamo e conduciamo opera- zioni in sicurezza nelle acque interna- zionali”, ha precisato Raines in una nota diffusa da alcuni media internazionali. Ieri la telefonata tra Putin e Biden è servita a confermare la fuga delle “rappresentanze” dell’Occidente da Kiev.
Sta di fatto che le maggiori compagnie assicurative britanniche, che riassicurano altre società internazionali del settore aereo, hanno informato tutti i proprietari di aeromobili mondiali che la copertura assicurativa per i velivoli in Ucraina cesserà di operare entro 48 ore. E i venti di conflitto veri o presunti intanto hanno fatto volare anche il prezzo del grano e mais. Gli aumenti sono del 4,5% per il grano e del 5% per il mais. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti. Un eventuale conflitto danneggerebbe le infrastrutture, e ciò bloccherebbe le spedizioni dal Mar Nero e farebbe crollare le disponibilità di questi cereali sui mercati globali innescando possibili tensioni sociali.
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