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Un documentario Rai di Marcello Foa racconta il fisico Federico Faggin, l’uomo dell’era informatica

ROMA – È dedicato all’uomo che inventò il microchip, il fisico italiano Federico Faggin (83), il documentario di Marcello Foa presentato alla Camera dei Deputati alla presenza del Presidente, Lorenzo Fontana e della ministra delle Riforme Istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Federico Faggin, l’uomo che vide il futuro” andrà in onda su Rai 3 da domani venerdì 28 marzo (23:10) e poi sulla piattaforma “Rai Play” come ha anticipato il direttore di Rai Cultura, Fabrizio Zappi.
Foa, il conduttore di “Giù la maschera” su Radio 1, ha voluto ripercorrere le tappe della vita di uno degli scienziati che dal suo arrivo nella Silicon Valley, alla fine degli anni Sessanta, ha scritto tra le pagine più significative dell’era dei computer e della base per la telefonia senza fili e dell’intelligenza artificiale. Da giovanissimo capo progetto dell’Intel 4004 nel 1971, ritenuto il primo microprocessore nella storia dell’informatica fino alla controversa battaglia con la stessa azienda di Santa Clara  per vedersi riconosciuto il primato e riportare il suo nome nell’Intel Museum. Con l’arrivo degli anni Ottanta Faggin sviluppa la tecnologia touch con la sua Synaptics segnando il primo miglio di quanto produrrà in seguito Steve Jobs con l’arrivo degli smartphone Apple.
La seconda parte del documentario di Foa racconta l’altra vita professionale del fisico quella che lo ha portato ad indagare non più i meccanismi di tecnologie estremamente piccole nella loro complessità interna, bensì il ruolo e la natura della coscienza umana in relazione alle sempre più avanzate intelligenze artificiali che aveva contribuito a costruire, a partire dallo studio delle reti neurali. Il suo percorso verso la conoscenza, che lo ha portato a divorare libri sulla neuroscienza e sulla biologia, lo ha condotto ad una visione olistica, dinamica ed ontologicamente curiosa della mente umana: “Non può essere il risultato della somma di particelle o del trasferimento di elettroni, e dunque non va assimilata ai processi meccanicistici di un computer – spiega Faggin nel documentario – Essa sarebbe piuttosto una componente della totalità dell’universo che non andrebbe letta attraverso una lente metafisica, bensì con gli strumenti della fisica quantistica.
Marcello Foa ha voluto commentare la forza creativa, la lucidità e la profondità di pensiero di Federico Faggin, peraltro suo ospite radiofonico proprio nell’ultimo autunno: “L’intelligenza umana va allenata. Io ho passato diverse giornate con lui e sono rimasto affascinato dalla sua straordinaria tenacia. Certo, come diceva Montanelli, i geni aiutano, ma poi bisogna metterci del proprio e rimanere sempre sul pezzo”. “ Soprattutto continua Foa – si deve rimanere curiosi. Faggin ripete sempre come noi umani conosciamo solo una parte di questa realtà, e dunque dobbiamo costantemente interrogarci e costantemente progredire. Lui fa un esempio: il DNA. Solo del 4-5% del DNA conosciamo le funzioni, il resto è considerato DNA spazzatura. Ma come è possibile che vi sia un DNA inutile? Nulla in natura è inutile. E questo gli ricorda come ci sia ancora tantissimo da imparare e da esplorare. Questo afflato conoscitivo lo mantiene vivo, giovane, determinato, instancabile e con sempre nuovi obiettivi. Io spero che lui possa continuare a emanare questa forza ancora per tanti anni a venire”.

 

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