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Vaccini influenzali: il corto circuito della Regione Lazio con i medici di base senza dosi per gli over 60

ROMA – Una massiccia campagna affissioni della Regione Lazio ha comunicato per molti giorni l’obbligatorietà di vaccino antinfluenzale per over 65 e personale sanitario ma i medici di base da settimane sono in attesa di ricevere le dosi richieste per i loro assistiti. Già lo scorso anno le dosi consegnate non sono riuscite a coprire tutto il fabbisogno creando una sacca di non vaccinati pari al 20%. La fornitura di vaccini doveva essere completata entro il 15 ottobre scorso ma al momento non ci sono notizie per la programmazione di rifornimento dei quantitativi richiesti dai medici di base che si vedono sommersi dalle telefonate dei pazienti. Sul sito della Regione Lazio si legge che sarebbero state consegnate oltre 400 mila dosi con un notevole incremento rispetto agli anni passati anche se non confermato dai medici di base. Sempre sul sito l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato si rivolge agli assistiti over 65 incentivandoli a non aspettare i primi freddi per vaccinarsi.
“Sono stati assegnati dalla ASL a ciascun medico una quota di vaccini, secondo la tipologia dei pazienti – spiega il dottor Antonio Di Florio con assistiti in un quartiere centrale di Roma – a me ad esempio ne sono stati assegnati 240 assicurando una fornitura rapida. Il medico doveva solo certificare in quale percentuale secondo lui i pazienti avrebbero aderito alla vaccinazione. Nel mio caso ho riferito il 70% in considerazione dell’età degli assistiti. Hanno assicurato una fornitura del 40% delle dosi assegnate – continua Di Florio –  e il 9 ottobre mi hanno portato solo 80 dosi, dicendo che la settimana successiva avrebbero portato le  altre. Ovviamente non è accaduto. Diversi di noi hanno ricevuto una comunicazione circa la registrazione anomala di un lotto che aveva provocato un ritardo da parte dell’AIFA, ma poi il silenzio.  Mi sono anche proposto di andare io stesso a prendere i vaccini al S. Maria della Pietà dove è la farmacia regionale, ma neanche in questo caso ho ottenuto risposta. Alcuni colleghi sono andati, ma i vaccini non ci sono. Sono stato costretto mio malgrado di registrare un messaggio in segreteria telefonica per avvertire di non chiamarmi perché non ho i vaccini. E così la fiducia nel sistema sanitario salta completamente con l’aggravante del periodo di emergenza sanitaria per il coronavirus”.
Il sistema, infatti è arrivato ad un corto circuito perché le Asl avrebbero opzionato buona parte dei vaccini disponibili e pertanto anche le farmacie non ne sono dotate. I cittadini sotto i 18 anni devono andare al centro vaccinale e le farmacie lo vendono solo con ricetta elettronica in DP, mentre non lo possono vendere sopra i 60 anni, perchè bisogna farlo dal medico di base che però, al momento, non li ha.

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