Vinitaly, cresce la domanda di vino “bio” in Italia
- di RED-CENTRALE
- in Vinitaly 2013
(PRIMAPRESS) - VERONA - Gli italiani non rinunciano al biologico, tanto che nel 2012 in piena crisi dei consumi convenzionali il segmento ha fatto segnare un incremento di spesa del 7,3 per cento. Una tendenza positiva che si allarga anche al settore vitivinicolo: cresce la domanda così come le superfici dedicate al vino “bio”. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori in occasione del “Vinitaly” in corso a Veronafiere.
Se è vero che il consumo pro capite di vino nel Paese è in calo costante (negli anni Settanta un italiano beveva in media 100 litri di vino all’anno, oggi soltanto 37,9) -spiega la Cia- è altrettanto vero che i nuovi stili di vita salutisti, le nuove abitudini alimentari e di costume orientate alla sostenibilità, stanno contribuendo alla crescita degli acquisti di bottiglie “bio”, soprattutto da quando il Comitato permanente per la produzione biologica dell’Ue ha dato il via libera al regolamento che stabilisce pratiche enologiche e sostanze in base a cui definire in etichetta il “vino biologico”.
La conseguenza è che negli ultimi dodici mesi -evidenzia la Cia- il 19 per cento delle famiglie ha dichiarato di aver comprato vino a marchio “bio”. Inoltre, tra i criteri che più orientano la scelta della bottiglia, c’è già una nicchia solida di consumatori italiani (il 4,5 per cento) che indica la “caratteristica biologica” del vino, mentre al primo posto nelle preferenze per il 46 per cento della popolazione resta la denominazione d’origine e la presenza di una certificazione di qualità.
La maggiore attenzione verso questo segmento è evidente anche guardando i dati sulla produzione. Nel 2012 in Italia gli ettari coltivati a vite biologica hanno toccato quota 52.273, di cui oltre 50 mila destinati appunto alla vinificazione -ricorda la Cia-. E tra le regioni più “vocate”, secondo i dati Sinab, al primo posto c’è la Sicilia, con un +65,5 per cento rispetto ai 10.337 ettari del 2009. Seguono la Puglia, con 8.365 ettari (+11,9 per cento) e la Toscana, con 5.999 ettari (+12,4 per cento).
Per i produttori “made in Italy” si tratta anche di una chance nuova di export, visto che il mercato del vino biologico è costantemente in crescita in Germania, Regno Unito, Usa, Cina e Giappone. Senza contare la Francia, che oggi è in testa alla classifica europea per la domanda con un fatturato di 322 milioni di euro, pari al 10 per cento dell’intero segmento “bio” nazionale -conclude la Cia- e la Danimarca, che è il secondo Paese al mondo per la spesa biologica pro capite. - (PRIMAPRESS)
Se è vero che il consumo pro capite di vino nel Paese è in calo costante (negli anni Settanta un italiano beveva in media 100 litri di vino all’anno, oggi soltanto 37,9) -spiega la Cia- è altrettanto vero che i nuovi stili di vita salutisti, le nuove abitudini alimentari e di costume orientate alla sostenibilità, stanno contribuendo alla crescita degli acquisti di bottiglie “bio”, soprattutto da quando il Comitato permanente per la produzione biologica dell’Ue ha dato il via libera al regolamento che stabilisce pratiche enologiche e sostanze in base a cui definire in etichetta il “vino biologico”.
La conseguenza è che negli ultimi dodici mesi -evidenzia la Cia- il 19 per cento delle famiglie ha dichiarato di aver comprato vino a marchio “bio”. Inoltre, tra i criteri che più orientano la scelta della bottiglia, c’è già una nicchia solida di consumatori italiani (il 4,5 per cento) che indica la “caratteristica biologica” del vino, mentre al primo posto nelle preferenze per il 46 per cento della popolazione resta la denominazione d’origine e la presenza di una certificazione di qualità.
La maggiore attenzione verso questo segmento è evidente anche guardando i dati sulla produzione. Nel 2012 in Italia gli ettari coltivati a vite biologica hanno toccato quota 52.273, di cui oltre 50 mila destinati appunto alla vinificazione -ricorda la Cia-. E tra le regioni più “vocate”, secondo i dati Sinab, al primo posto c’è la Sicilia, con un +65,5 per cento rispetto ai 10.337 ettari del 2009. Seguono la Puglia, con 8.365 ettari (+11,9 per cento) e la Toscana, con 5.999 ettari (+12,4 per cento).
Per i produttori “made in Italy” si tratta anche di una chance nuova di export, visto che il mercato del vino biologico è costantemente in crescita in Germania, Regno Unito, Usa, Cina e Giappone. Senza contare la Francia, che oggi è in testa alla classifica europea per la domanda con un fatturato di 322 milioni di euro, pari al 10 per cento dell’intero segmento “bio” nazionale -conclude la Cia- e la Danimarca, che è il secondo Paese al mondo per la spesa biologica pro capite. - (PRIMAPRESS)