Informazione: le verità e falsità delle reti digitali nel convegno internazionale dell'Università di Torino
- di RED-ROM
- in Cultura
(PRIMAPRESS) - TORINO - Il prossimo 3 e 4 maggio, il dipartimento di Filosofia dell'Università di Torino ha organizzato il convegno internazionale "CPF: Reti di corpi e reti di immagini. Lo scopo del convegno è di analizzare e approfondire le molteplici declinazioni del problema etico-politico, coinvolte nel rapporto tra immagine, identità, falsificazione e violenza. Una questione sempre più pericolosamente diffusa tanto da alterare e confondere la realtà come del resto sta accadendo anche nel conflitto russo-ucraino dove le fonti si possono trasformare in proaganda. Il convegno, dunque, tenta di ipotizzare le strategie adeguate a gestire, dal punto di vista etico e sociale, la non equivalenza tra rete dei corpi fisici e rete di immagini digitali, cercando di anticipare una sfida che in futuro diventerà, probabilmente, sempre più urgente.
Durante la situazione di distanziamento fisico causata dalla pandemia di Covid-19 molte attività di comunicazione, in contesti quotidiani e professionali, si sono affidate a piattaforme digitali. Le esigenze poste dalla condizione emergenziale hanno alimentato, più o meno esplicitamente, un’equivalenza funzionale tra la rete dei corpi fisici e la rete di immagini digitali in quanto reti di comunicazione. Il fatto che questa presunta equivalenza debba realizzarsi tramite media digitali implica alcuni assunti significativi sulla natura e sugli scopi della comunicazione di informazioni.
Il mezzo digitale raccoglie e conserva i dati forniti dai fruitori delle piattaforme online. Questi dati vengono utilizzati in processi algoritmici sostenuti da una potenza di calcolo sproporzionata rispetto alle misure e ai limiti caratteristici dell’utilizzo genericamente “umano” delle immagini.
"Negli ultimi anni - spiega Antonio Scala del Cnr e relatore nel panel del convegno che si occuperà di verità e falsità nello spazio digitale - è diventato sempre più diffuso l’uso di tecniche di deep learning applicate non soltanto all’analisi di dati e alla classificazione di immagini, ma anche in attività di manipolazione della realtà come il deepfake. La falsificabilità del simulacro digitale pone una tra le possibili differenze di principio, nella dimensione comunicativa, tra reti di immagini digitali e reti di corpi.
Esplorare e portare alla luce queste differenze di principio significa anche sollevare nuovi problemi etici. Un esempio è offerto dai casi, sempre più frequenti, di furto dell’identità digitale, che risulta spesso caratteristicamente riproducibile senza il consenso degli agenti comunicativi inizialmente coinvolti. Questa possibilità di riproduzione, specifica del mezzo digitale, mina, da un lato, la fiducia degli utenti che fruiscono di contenuti online, dal momento che è messa in discussione la chiara e sicura discriminazione dei contenuti autentici da quelli manipolati; dall’altro, mette a rischio gli stessi dati che gli utenti immettono online poiché, senza una adeguata policy di sicurezza, essi potrebbero essere utilizzati senza il relativo consenso e addirittura manipolati. - (PRIMAPRESS)
Durante la situazione di distanziamento fisico causata dalla pandemia di Covid-19 molte attività di comunicazione, in contesti quotidiani e professionali, si sono affidate a piattaforme digitali. Le esigenze poste dalla condizione emergenziale hanno alimentato, più o meno esplicitamente, un’equivalenza funzionale tra la rete dei corpi fisici e la rete di immagini digitali in quanto reti di comunicazione. Il fatto che questa presunta equivalenza debba realizzarsi tramite media digitali implica alcuni assunti significativi sulla natura e sugli scopi della comunicazione di informazioni.
Il mezzo digitale raccoglie e conserva i dati forniti dai fruitori delle piattaforme online. Questi dati vengono utilizzati in processi algoritmici sostenuti da una potenza di calcolo sproporzionata rispetto alle misure e ai limiti caratteristici dell’utilizzo genericamente “umano” delle immagini.
"Negli ultimi anni - spiega Antonio Scala del Cnr e relatore nel panel del convegno che si occuperà di verità e falsità nello spazio digitale - è diventato sempre più diffuso l’uso di tecniche di deep learning applicate non soltanto all’analisi di dati e alla classificazione di immagini, ma anche in attività di manipolazione della realtà come il deepfake. La falsificabilità del simulacro digitale pone una tra le possibili differenze di principio, nella dimensione comunicativa, tra reti di immagini digitali e reti di corpi.
Esplorare e portare alla luce queste differenze di principio significa anche sollevare nuovi problemi etici. Un esempio è offerto dai casi, sempre più frequenti, di furto dell’identità digitale, che risulta spesso caratteristicamente riproducibile senza il consenso degli agenti comunicativi inizialmente coinvolti. Questa possibilità di riproduzione, specifica del mezzo digitale, mina, da un lato, la fiducia degli utenti che fruiscono di contenuti online, dal momento che è messa in discussione la chiara e sicura discriminazione dei contenuti autentici da quelli manipolati; dall’altro, mette a rischio gli stessi dati che gli utenti immettono online poiché, senza una adeguata policy di sicurezza, essi potrebbero essere utilizzati senza il relativo consenso e addirittura manipolati. - (PRIMAPRESS)