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La storia del cibo importato dagli antichi romani nel libro di Elio Cadelo

  • di RED-ROMA
  • in Cultura
(PRIMAPRESS) - ROMA - La storia del cibo nella riscoperta delle radici di un'antropologia alimentare, partendo dagli antichi romani, è il senso della ricerca di Elio Cadelo nel suo saggio "Quando i Romani andavano in America-Conoscenze scientifiche e scoperte geografiche degli antichi navigatori". Quanti prodotti che oggi abbiamo sulle nostre tavole vengono da molto lontano non solo come distanza geografica ma anche temporale? Proprio l'infaticabile viaggiare degli antichi romani ha consentito la conoscenza di frutti ed ortaggi di cui in epoca passata non avremmo mai scoperto gusto e proprietà. "Furono loro che trasformarono l'Italia da una terra povera e boscosa nel più bello dei giardini d'Europa" annota Cadelo nella descrizione del suo racconto di ricostruzione nel libro già alla sua quinta riedizione per i tipi di Palombi Editore ed appena arrivato in libreria con l'insolita prefazione di Giovanni Bignami, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Frutti quali i limoni, le pesche e le arance furono trapiantati dalla Cina, l’albicocca dall’Asia centrale, le ciliegie dal Mar Nero, le mandorle dalla Mongolia, la noce, la nocciola e la castagna dall’Asia Minore. E si potrebbe continuare a lungo. Ed è documentata anche la presenza del girasole come di altre piante di provenienza centro e sud-americana.

I Romani importarono queste produzioni agricole in Italia da territori lontani, conquistati o anche solo esplorati, e allestirono così il più rigoglioso giardino dell’Occidente. Quando Roma diventò la superpotenza del Mediterraneo, le sue navi raggiunsero ogni angolo del mondo, anche l’America, da dove portarono indietro gli ananas e la mela di zucchero che troneggiano ben visibili sulle tavole imbandite affrescate a Pompei e in mosaici, statue e bassorilievi romani. 



- (PRIMAPRESS)