Ritratti di guerra, Angel de la Calle ospite dell'Instituto Cervantes di Roma
- di Umberto Di Micco
- in Cultura
(PRIMAPRESS) - Giovedì 25 maggio 2017 alle 18.30 presso la Sala Dalí dell’Instituto Cervantes di Roma (in piazza Navona) si tiene l’ incontro con Ángel de la Calle, autore del graphic novel "Ritratti di guerra" (001 Edizioni). Interviene Paola Gorla, docente di Letterature ispano-americane presso l’Università L’Orientale di Napoli. L’evento, organizzato dall’Instituto Cervantes di Roma, è un’anteprima della terza edizione di ARF, festival del fumetto, realizzata in collaborazione con la Real Academia de España e la casa editrice 001 Edizioni. Ángel de la Calle, asturiano, ha cominciato a pubblicare fumetti negli anni Ottanta sotto forma di storie brevi su riviste quali «Ramala», «Comix International», «Zona 84», «El Víbora», «Star» e «Heavy Metal». È stato condirettore della rivista di critica sul fumetto «Dentro la Viñeta». Attualmente è attivo nel campo dell’illustrazione, della grafica e della pubblicità. I suoi più recenti lavori a fumetti appaiono su riviste e quotidiani. è inoltre direttore culturale della Semana Negra di Gijón, uno dei più prestigiosi festival letterari mondiali. Con 001 Edizioni ha pubblicato Tina Modotti tradotto in oltre venti paesi.
Il libro “Ritratti di guerra” racconta di quattro pittori latinoamericani, sopravvissuti alle torture nei loro paesi d’origine, si ritrovano nella Parigi degli anni Ottanta, malinconico rifugio per gli esuli di tutto il mondo. Nella capitale francese – tra rivoluzionari a riposo e inquietanti agenti segreti con la passione per il collezionismo – si muove anche il giovane Ángel de la Calle, impegnato a scrivere un libro su Jean Seberg, star di Hollywood, regina della Nouvelle Vague e attivista scomparsa in circostanze misteriose.
L’intrecciarsi delle loro storie disegna la mappa di questo romanzo intenso e tentacolare, al quale l’autore di Modotti ha lavorato per oltre dieci anni. È la storia di una generazione perduta, soffocata dalla violenza dei regimi sudamericani, ma anche un’impietosa interrogazione sul rapporto tra creazione artistica e realtà. Per gli autorealisti, misconosciuto ed effimero collettivo di esuli inseguiti dalla CIA, il ritratto è lo strumento per ricostruire la dignità alla persona offesa, ma ormai il chiacchiericcio delle gallerie d’arte copre le urla di orrori a cui nessuno vuole credere.
De la Calle scrive e disegna con la sapienza del grande narratore, ma anche con assoluto rispetto per le vite che tocca: esseri umani e non eroi. Come dice uno dei suoi personaggi: «Raccontare le storie serve per restituire l’identità, per dire chi siamo e chi siamo stati. Credo che quando non si può raccontare la verità, sia meglio non raccontare nulla». - (PRIMAPRESS)