Arte: "Bansky e la ragazza del Bataclan": su Rai 5 il documentario-omaggio alle vittime del 13 novembre 2015 a Parigi
- di Valentina Notarberardino
- in Arte & Mostre
(PRIMAPRESS) - ROMA - Domani 8 novembre, in onda su Rai 5 (21:15), il documentario “Bansky e la ragazza del Bataclan” coglie uno di quei rari casi dove l’arte diventa testimone di un fatto di cronaca raccontandone l’orrore restando sospeso tra il realismo del fotogiornalismo e la partecipazione emotiva dell’autore. Banksy, noto per le sue opere di street art, spesso illegali e clandestine, è un interprete eccezionale di questo concetto. Su Art Night condotto da Neri Marcorè, si racconta l’opera dell'artista inglese, intitolata "Ragazza triste," realizzata in omaggio alle vittime dell’attentato di Parigi al teatro Bataclan del 13 novembre 2015. Questa opera, finisce con il diventare protagonista di un'altra vicenda di violenza quando viene rubata da tre uomini incappucciati nel gennaio 2019, scatenando lo sdegno internazionale. Era il simbolo della compassione umana e artistica in risposta a uno degli attacchi terroristici più violenti nella storia recente della Francia.
Trasmesso a pochi giorni dall'anniversario degli otto anni della strage, il film sarà disponibile su Raiplay. E testimonia di un accadimento che rispecchia come nessun altro la potenza ma anche le contraddizioni dell'arte di strada. Quel cortocircuito che è ben sintetizzato da Edoardo Anselmi, regista del documentario: «il mondo della street art vive di una doppia natura: da un lato origina dalla clandestinità, è notturno, fatto di ombre e lampioni, dall'altro vive di giorno, quando diventa visibile al pubblico dei passanti».
Dopo il furto del 2019 non c'era più la ragazza realizzata con stencil e vernice da Banksy a vegliare in lacrime sulla memoria delle vittime innocenti. Uccise brutalmente da quei colpi di kalashnikov che inizialmente nel clamore del concerto degli Eagles of Death Metal vengono scambiati per effetti speciali, e invece sono colpi mortali. Quei proiettili che sono metaforicamente evocati anche, sempre a proposito di arte e della sua forza espressiva, da un Concetto spaziale di Lucio Fontana – fori su tela - scelto dalla casa editrice Adelphi per la copertina rossa di V13, il libro di Emanuele Carrère in cui ricostruisce il processo per il 13 novembre e di cui consigliamo la lettura prima o dopo la visione del documentario. Nel racconto dei sopravvissuti, quella porta dove Banksy deciderà di porre il suo omaggio sarà la via di fuga per molti e dunque dovrebbe proprio stare al suo posto.
Il documentario ne racconta il furto, il ritrovamento in Italia nel giugno 2020 in un casolare nella provincia di Teramo, coperta da un lenzuolo bianco, e la condanna dei responsabili con la relativa vicenda legale che assume i tratti di un giallo. Le indagini sono portate avanti contestualmente dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale insieme agli ufficiali della Polizia Giudiziaria francese così come il documentario è infatti una produzione italo-francese tra GA&A e Tinkerland, insieme con RAI Cultura, ARTE G.E.I.E. e Cinecittà Luce, in associazione con Teche RAI, RTS e RTBF. “Banksy e la ragazza del Bataclan” ripercorre l'indagine attraverso le preziose testimonianze di tutti i suoi protagonisti, compreso uno dei ladri, e fa vedere come una singola opera di street art possa rappresentare il sentimento di un'intera comunità ferita.
La porta però è ancora sotto sigillo per via della controversia legale tra i proprietari del teatro Bataclan che la considerano di loro proprietà e la città di Parigi, che desidera preservarla come patrimonio culturale. «Produrre un documentario per raccontare questa storia è stata una grande responsabilità prima ancora che un motivo di orgoglio. Una responsabilità nei confronti delle vittime degli attentati e delle loro famiglie, cui è dedicata l’opera di Banksy, ma anche nei confronti della comunità internazionale, che ha seguito con partecipazione gli eventi legati al Bataclan e al destino della Ragazza triste, dal suo furto al ritrovamento», si legge nella nota del produttore. Quello stesso senso di responsabilità e vicinanza alle vittime che Banksy vuole trasmettere con la sua arte. - (PRIMAPRESS)
Trasmesso a pochi giorni dall'anniversario degli otto anni della strage, il film sarà disponibile su Raiplay. E testimonia di un accadimento che rispecchia come nessun altro la potenza ma anche le contraddizioni dell'arte di strada. Quel cortocircuito che è ben sintetizzato da Edoardo Anselmi, regista del documentario: «il mondo della street art vive di una doppia natura: da un lato origina dalla clandestinità, è notturno, fatto di ombre e lampioni, dall'altro vive di giorno, quando diventa visibile al pubblico dei passanti».
Dopo il furto del 2019 non c'era più la ragazza realizzata con stencil e vernice da Banksy a vegliare in lacrime sulla memoria delle vittime innocenti. Uccise brutalmente da quei colpi di kalashnikov che inizialmente nel clamore del concerto degli Eagles of Death Metal vengono scambiati per effetti speciali, e invece sono colpi mortali. Quei proiettili che sono metaforicamente evocati anche, sempre a proposito di arte e della sua forza espressiva, da un Concetto spaziale di Lucio Fontana – fori su tela - scelto dalla casa editrice Adelphi per la copertina rossa di V13, il libro di Emanuele Carrère in cui ricostruisce il processo per il 13 novembre e di cui consigliamo la lettura prima o dopo la visione del documentario. Nel racconto dei sopravvissuti, quella porta dove Banksy deciderà di porre il suo omaggio sarà la via di fuga per molti e dunque dovrebbe proprio stare al suo posto.
Il documentario ne racconta il furto, il ritrovamento in Italia nel giugno 2020 in un casolare nella provincia di Teramo, coperta da un lenzuolo bianco, e la condanna dei responsabili con la relativa vicenda legale che assume i tratti di un giallo. Le indagini sono portate avanti contestualmente dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale insieme agli ufficiali della Polizia Giudiziaria francese così come il documentario è infatti una produzione italo-francese tra GA&A e Tinkerland, insieme con RAI Cultura, ARTE G.E.I.E. e Cinecittà Luce, in associazione con Teche RAI, RTS e RTBF. “Banksy e la ragazza del Bataclan” ripercorre l'indagine attraverso le preziose testimonianze di tutti i suoi protagonisti, compreso uno dei ladri, e fa vedere come una singola opera di street art possa rappresentare il sentimento di un'intera comunità ferita.
La porta però è ancora sotto sigillo per via della controversia legale tra i proprietari del teatro Bataclan che la considerano di loro proprietà e la città di Parigi, che desidera preservarla come patrimonio culturale. «Produrre un documentario per raccontare questa storia è stata una grande responsabilità prima ancora che un motivo di orgoglio. Una responsabilità nei confronti delle vittime degli attentati e delle loro famiglie, cui è dedicata l’opera di Banksy, ma anche nei confronti della comunità internazionale, che ha seguito con partecipazione gli eventi legati al Bataclan e al destino della Ragazza triste, dal suo furto al ritrovamento», si legge nella nota del produttore. Quello stesso senso di responsabilità e vicinanza alle vittime che Banksy vuole trasmettere con la sua arte. - (PRIMAPRESS)