Svelato il fotografo del Calendario Pirelli 2019
- di RED-CENTRALE
- in Arte & Mostre
(PRIMAPRESS) - MILANO - Un altro grande nome firmerà il calendario Pirelli del 2019.; un nome che ha fatto la storia della fotografia come tutti i suoi predecessori che hanno reso The Cal una vera icona di stile.
Che cosa hanno in comune tutti i calendari Pirelli? Il Gruppo, guidato da Marco Tronchetti Provera, sceglie la fotografia per fare pubblicità e si affida ai più grandi nomi del panorama internazionale. Sia dietro sia davanti all’obiettivo della macchina fotografica, non semplici protagonisti occasionali, ma artisti visionari, geni eclettici, registi di immagini che non lasciano nulla al caso, dalla scelta del set a quella dei personaggi e delle persone che resteranno in un olimpo a cui tutti aspirano.
Nel caso del calendario, sono sempre tanti i rumors che anticipano la scelta del regista, delle modelle o delle attrici e finalmente oggi è stato svelato il fotografo del Calendario Pirelli 2019. Stiamo parlando del grande Albert Watson. Nessuna notizia ancora sui protagonisti che poseranno per lui, o sui posti scelti per immortalare le tante immagini che si aggiungeranno alle altre per fare la storia del calendario ma, per ora, solo l’anticipazione su una simpatica novità: il suo cane parteciperà attivamente agli shooting. Si chiama Jona ed è un alano bianco e nero che probabilmente affiancherà le protagoniste ritratte dal suo amato padrone. Si tratta dell’unica cosa certa, per il resto, sappiamo solo che i protagonisti scelti da Watson arrivano dal mondo del cinema, della moda e dell’arte, ma non una parola è stata pronunciata per svelare i nomi o per fornire indizi più precisi.
Proprio come immaginiamo possa essere quello di Jona, il pedigree di Watson è di tutto rispetto. Come gli altri fotografi che hanno fatto la storia di The Cal, Watson vanta servizi, copertine di moda, collaborazioni, premi e riconoscimenti che gli possono valere l’appellativo di mostro sacro della fotografia.
Comincia a dedicarsi al suo lavoro a ventun anni quando riceve in regalo una macchina fotografica con obiettivo fisso. Un amore a prima vista, una folgorazione che lo conduce velocemente verso una carriera folgorante.
Albert Watson è scozzese di nascita e nel suo curriculum ci sono gli studi di graphic design a Dundee e di cinema e televisione a Londra. All’inizio, quello della fotografia è un semplice diletto, ma a Los Angeles, dove si trasferisce con la moglie, i suoi esperimenti fotografici gli valgono il suo primo incarico ufficiale. Infatti, un art director di Max Factor acquista due delle sue immagini che giocano un ruolo essenziale nell’inizio di una nuova carriera. Tutti cominciano ad accorgersi del suo stile che diviene oggetto di una corte sfrenata da parte delle più importanti riviste di moda americane ed internazionali. Il primo servizio vede come protagonista dei suoi scatti il regista Alfred Hitchcock e nel 1975 arriva il primo riconoscimento ufficiale con un Grammy. Ma Hitchcock non è l’unico personaggio degno di nota che il fotografo ritrae: arriva a posare davanti al suo obiettivo, infatti, anche Steve Jobs. L’anno successivo comincia la collaborazione con Vogue e Watson si trasferisce a New York, dove comincia a lavorare anche per testate come Rolling Stones, Time e per il mondo del cinema a cui regala la straordinaria immagine della locandina del film di Quentin Tarantino, Kill Bill e della pellicola di Rob Marshall, Memorie di una Geisha
Una proficua collaborazione arriva anche con Blumarine e gli vale una mostra, conclusasi da poco ai Musei di Palazzo dei Pio a Carpi. Una mostra evento, la Albert Watson Fashion, Portraits & Landscapes, in cui sono stati esposti più di cento lavori del maestro che arrivano direttamente dagli archivi di Blumarine per cui ha realizzato ben dodici campagne. Il 2015 segna un passo decisivo per Watson che, già inserito da Photo District News nella classifica dei venti fotografi più influenti di tutti i tempi, viene insignito dalla Regina Elisabetta II dell’Ordine dell’Impero Britannico per il suo contributo di una vita all’arte della fotografia. Un lavoro unico, ironico e visionario la cui grandezza forse deriva anche dal fatto che, sin dalla nascita, Watson è cieco da un occhio. Probabilmente è stata questa particolarità ad aver amplificato il suo talento ed il suo genio visionario. Era d’obbligo l’arrivo di Watson in Pirelli, il suo nome doveva andare ad arricchire il palmares di tutte le eccellenze che, dietro il loro obiettivo, hanno contribuito a trasformare quello che nacque agli inizi degli anni sessanta come gadget aziendale, in una vera opera d’arte. Tra grandi nomi della fotografia, luoghi da sogno, attrici e top model, attori e cantanti, protagonisti dello sport e del panorama culturale mondiale, il fascino di The Cal risiede anche in una lunga storia che, al di là delle immagini, parla di un obiettivo ambizioso e sempre raggiunto che trasforma dodici pagine di un calendario nel racconto di una società che si evolve, che si trasforma, che si arricchisce di storia e che regala emozioni. Proprio come un’opera d’arte. In autunno tutto sarà svelato, ma ci auguriamo che qualche anticipazione posa arrivare prima, in modo da poter cominciare a sognare, guidati dallo stile inconfondibile di Watson e dal suo talento estetico che gioca con le luci che esaltano l’immagine e trasmettono un’armonia emozionale in un’eleganza che penetra anche nei dettagli. - (PRIMAPRESS)
Che cosa hanno in comune tutti i calendari Pirelli? Il Gruppo, guidato da Marco Tronchetti Provera, sceglie la fotografia per fare pubblicità e si affida ai più grandi nomi del panorama internazionale. Sia dietro sia davanti all’obiettivo della macchina fotografica, non semplici protagonisti occasionali, ma artisti visionari, geni eclettici, registi di immagini che non lasciano nulla al caso, dalla scelta del set a quella dei personaggi e delle persone che resteranno in un olimpo a cui tutti aspirano.
Nel caso del calendario, sono sempre tanti i rumors che anticipano la scelta del regista, delle modelle o delle attrici e finalmente oggi è stato svelato il fotografo del Calendario Pirelli 2019. Stiamo parlando del grande Albert Watson. Nessuna notizia ancora sui protagonisti che poseranno per lui, o sui posti scelti per immortalare le tante immagini che si aggiungeranno alle altre per fare la storia del calendario ma, per ora, solo l’anticipazione su una simpatica novità: il suo cane parteciperà attivamente agli shooting. Si chiama Jona ed è un alano bianco e nero che probabilmente affiancherà le protagoniste ritratte dal suo amato padrone. Si tratta dell’unica cosa certa, per il resto, sappiamo solo che i protagonisti scelti da Watson arrivano dal mondo del cinema, della moda e dell’arte, ma non una parola è stata pronunciata per svelare i nomi o per fornire indizi più precisi.
Proprio come immaginiamo possa essere quello di Jona, il pedigree di Watson è di tutto rispetto. Come gli altri fotografi che hanno fatto la storia di The Cal, Watson vanta servizi, copertine di moda, collaborazioni, premi e riconoscimenti che gli possono valere l’appellativo di mostro sacro della fotografia.
Comincia a dedicarsi al suo lavoro a ventun anni quando riceve in regalo una macchina fotografica con obiettivo fisso. Un amore a prima vista, una folgorazione che lo conduce velocemente verso una carriera folgorante.
Albert Watson è scozzese di nascita e nel suo curriculum ci sono gli studi di graphic design a Dundee e di cinema e televisione a Londra. All’inizio, quello della fotografia è un semplice diletto, ma a Los Angeles, dove si trasferisce con la moglie, i suoi esperimenti fotografici gli valgono il suo primo incarico ufficiale. Infatti, un art director di Max Factor acquista due delle sue immagini che giocano un ruolo essenziale nell’inizio di una nuova carriera. Tutti cominciano ad accorgersi del suo stile che diviene oggetto di una corte sfrenata da parte delle più importanti riviste di moda americane ed internazionali. Il primo servizio vede come protagonista dei suoi scatti il regista Alfred Hitchcock e nel 1975 arriva il primo riconoscimento ufficiale con un Grammy. Ma Hitchcock non è l’unico personaggio degno di nota che il fotografo ritrae: arriva a posare davanti al suo obiettivo, infatti, anche Steve Jobs. L’anno successivo comincia la collaborazione con Vogue e Watson si trasferisce a New York, dove comincia a lavorare anche per testate come Rolling Stones, Time e per il mondo del cinema a cui regala la straordinaria immagine della locandina del film di Quentin Tarantino, Kill Bill e della pellicola di Rob Marshall, Memorie di una Geisha
Una proficua collaborazione arriva anche con Blumarine e gli vale una mostra, conclusasi da poco ai Musei di Palazzo dei Pio a Carpi. Una mostra evento, la Albert Watson Fashion, Portraits & Landscapes, in cui sono stati esposti più di cento lavori del maestro che arrivano direttamente dagli archivi di Blumarine per cui ha realizzato ben dodici campagne. Il 2015 segna un passo decisivo per Watson che, già inserito da Photo District News nella classifica dei venti fotografi più influenti di tutti i tempi, viene insignito dalla Regina Elisabetta II dell’Ordine dell’Impero Britannico per il suo contributo di una vita all’arte della fotografia. Un lavoro unico, ironico e visionario la cui grandezza forse deriva anche dal fatto che, sin dalla nascita, Watson è cieco da un occhio. Probabilmente è stata questa particolarità ad aver amplificato il suo talento ed il suo genio visionario. Era d’obbligo l’arrivo di Watson in Pirelli, il suo nome doveva andare ad arricchire il palmares di tutte le eccellenze che, dietro il loro obiettivo, hanno contribuito a trasformare quello che nacque agli inizi degli anni sessanta come gadget aziendale, in una vera opera d’arte. Tra grandi nomi della fotografia, luoghi da sogno, attrici e top model, attori e cantanti, protagonisti dello sport e del panorama culturale mondiale, il fascino di The Cal risiede anche in una lunga storia che, al di là delle immagini, parla di un obiettivo ambizioso e sempre raggiunto che trasforma dodici pagine di un calendario nel racconto di una società che si evolve, che si trasforma, che si arricchisce di storia e che regala emozioni. Proprio come un’opera d’arte. In autunno tutto sarà svelato, ma ci auguriamo che qualche anticipazione posa arrivare prima, in modo da poter cominciare a sognare, guidati dallo stile inconfondibile di Watson e dal suo talento estetico che gioca con le luci che esaltano l’immagine e trasmettono un’armonia emozionale in un’eleganza che penetra anche nei dettagli. - (PRIMAPRESS)