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RAI. DI PIETRO, CONDIVIDO BATTAGLIA PARITA’ ‘SE NON ORA QUANDO?’. IDV NON PARTECIPERA’ A SPARTIZIONE PARTITICA

(PRIMAPRESS) - dipietro3 ROMA - Comprendo il valore della battaglia che state conducendo per ‘la piena cittadinanza delle donne nella vita pubblica e sociale del Paese’ e sono convinto che tra i criteri per l'esame e la selezione delle candidature pervenute alla Commissione di vigilanza Rai debba esserci, come ho ripetuto più volte, oltre a quello del merito e della competenza in materia, il criterio della parità di genere”. E’ quanto si legge nella risposta che il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha inviato oggi al Comitato promotore nazionale ‘Se non ora quando?’. In una lettera, ricevuta ieri, infatti, il Comitato aveva sollecitato un’apertura nei confronti dei nomi di donne proposti dal movimento al sen. Zavoli per il Cda Rai. “Impedire alla Commissione di vigilanza di darsi dei vincoli per l'esame dei curricula dei candidati e delle candidate, significa rendere impossibile la realizzazione dell'obiettivo che vi proponete. Nè penso che voi vogliate che si entri in una logica di contrattazione e di spartizione tra partiti o pezzi di partito, per dare più rappresentanza alle donne. Non so se c'è ancora tempo e se c'è la volontà politica, ma solo un atto di generosità di coloro che finora hanno impedito alla Commissione di vigilanza di discutere e selezionare in modo trasparente e pubblico le candidature, può cambiare profondamente le cose. Senza questo atto di generosità verso la società civile, l'Italia dei Valori non parteciperà a quella che diventerà inevitabilmente la solita vecchia, e logorante per la Rai, spartizione partitica”. Di Pietro, si legge ancora nella lettera, ha ribadito: “Come sapete, ben prima della scadenza dell'attuale vertice Rai, abbiamo posto con forza l'esigenza di una radicale riforma della Legge Gasparri che togliesse dalle mani del Governo la proprietà della Rai e dalle mani del Parlamento e dei partiti la nomina del Cda, per affidare l'una e l'altra alla società civile. Di fronte all'esplicito rifiuto del Governo Monti di cambiare le regole per la nomina dell'organo di governo della Rai e di fronte al pericolo che l'attuale screditato e lottizzato Cda rimanesse in carica per prorogatio, abbiamo lanciato, con specifiche mozioni parlamentari, l'idea di consentire, pur con le vecchie regole, alla società civile di avere un ruolo determinante nella definizione degli organi di governo della Rai, dell'Agcom e del Garante della privacy. Abbiamo proposto che fosse consentita la presentazione di candidature e di auto candidature che fossero espressione diretta della società civile. La risposta è stata straordinaria. Sia per l'Agcom che per la Rai sono arrivati in Parlamento centinaia di curricula. La risposta del Parlamento è stata, invece, pessima. C'è stato da parte di tutti i partiti un pervicace rifiuto delle numerose proposte, avanzate sia da noi che dai radicali, per stabilire criteri che consentissero un esame e una selezione delle candidature pervenute e per ascoltare in audizioni pubbliche, come avviene in molti parlamenti democratici, i candidati selezionati. I curricula sono, così, diventati una sorta di paravento dietro il quale si nasconde la vecchia logica della spartizione di posti tra partiti. Nel caso dell'Agcom e del Garante della privacy, la cosa è stata sfacciata. Nel caso della Rai si sta per ripetere lo stesso film. I partiti vogliono mantenere a loro stessi il potere di nominare il vertice del servizio pubblico, la cui funzione dovrebbe, invece, essere quella di controllare, senza censure o condizionamenti, il loro operato. Ben 325 curricula arrivati alla Commissione parlamentare di vigilanza stanno per essere mandati al macero e con loro anche significative candidature di donne e di uomini di valore”. - (PRIMAPRESS)