Pasqua: Coldiretti, in 1 tavola su 2 carne d’agnello “salva pastori”
- di RED-CENTRALE
- in Agricoltura
(PRIMAPRESS) - ROMA - Nonostante la crisi l’alimento piu’ rappresentativo della tradizione pasquale resta la carne d’agnello che viene servita in quasi una tavola su due (48 per cento) nelle classiche ricette al forno, arrosto con le patate, al sugo o brodettato, E’ quanto emerge dal sondaggio on line sul sito www.coldiretti.it sul rispetto delle tradizioni nella Pasqua 2013 durante la quale gli italiani sono stati costretti a tagliare del 10 per cento il budget per il tradizionale pranzo con un spesa complessivamente stimata in 1,1 miliardi di euro. Una sforbiciata che colpisce oltre alla carne (-10 per cento) tutti i prodotti pasquali piu’ tradizionali come uova di cioccolato (-7 per cento) e colombe (-8 per cento), salumi (-5 per cento) e pesce (-13 per cento) ma non ingredienti base come uova, burro, farina e zucchero per il ritorno prepotente del fai da te al quale solo per i dolci secondo la Coldiretti si dedicheranno 5 milioni di italiani. Secondo il sondaggio del sito www.coldiretti.it Il 22 per cento di chi acquista la carne di agnello pretende prodotto nazionale, il 19 per cento dei consumatori, per essere sicuri, si rivolgono direttamente all’allevatore mentre il 3 per cento si dice disponibile ad acquistare prodotto di provenienza estera. Solo il 4 per cento - sottolinea la Coldiretti - si dichiara non sicuro dell’origine anche se la realtà è che oltre la metà della carne di agnello consumata in Italia proviene dall’estero ma non è possibile riconoscerla perché in etichetta non è purtroppo ancora obbligatorio indicare l’origine.
Con neanche un italiano su cinque che secondo la Coldiretti si concede una vacanza con almeno una notte fuori casa durante le vacanze di Pasqua, la tendenza prevalente è quella della preparazione casalinga anche perché nel giorno di Pasqua solo 4 milioni di italiani quest’anno si recheranno al ristorante (-3 per cento). E se tra parenti e amici non c'è più chi custodisce e prepara i sapori dell'antica tradizione, una alternativa coerente - continua la Coldiretti - è rappresentata dagli agriturismi della campagna italiana dove secondo Terranostra si stimano oltre duecentomila presenze. Una tendenza favorita dal ritorno prepotente del viaggio a breve raggio da realizzare in giornata per fare una scampagnata, visitare una città d’arte o mete religiose, magari mangiando al sacco.
Nel periodo pasquale - informa la Coldiretti - si acquista la maggior parte dei 1,5 chili di carne di agnello che sono in media consumati in un anno da ogni italiano. Un appuntamento dal quale dipende il futuro della pastorizia in Italia dove è scomparso quasi un gregge di pecore su tre negli ultimi dieci anni e ci sono molte preoccupazioni per il futuro dei 70mila allevamenti rimasti. Le festività pasquali rappresentano dunque l'occasione - sottolinea la Coldiretti - per recuperare i piatti storici della transumanza (in Abruzzo agnello cacio e ova, il molisano agnello sotto il coppo, nel Lazio l'abbacchio alla scottadito) con l'effetto di consentire la sopravvivenza di un mestiere antico ricco di tradizione che consente la salvaguardia di razze in via di estinzione a vantaggio della biodiversità del territorio. Il consiglio della Coldiretti di rivolgersi quando possibile direttamente al pastore, anche nei mercati degli agricoltori di campagna amica, o di acquistare carne certificata come l’agnello di Sardegna Igp, l’abbacchio Romano Igp, l’agnello dell’Appennino del Centro Italia (in regime di protezione transitoria in quanto in attesa di Igp) o le altre produzioni tipiche come l’agnello lucano, l’agnello nero toscano e l’agnello di Pomarance. Per quanto riguarda i prezzi, quelli riconosciuti agli allevatori italiani si sono mantenuti sugli stessi livelli del periodo pasquale dello scorso anno, in media sui 4 euro al chilo per un agnello di 14/16 chili e non ci sono dunque - conclude la Coldiretti - motivi per eventuali rincari dei prezzi al consumo, che si aggirano, nella media nazionale tra i 10 e i 15 euro al chilo. - (PRIMAPRESS)
Con neanche un italiano su cinque che secondo la Coldiretti si concede una vacanza con almeno una notte fuori casa durante le vacanze di Pasqua, la tendenza prevalente è quella della preparazione casalinga anche perché nel giorno di Pasqua solo 4 milioni di italiani quest’anno si recheranno al ristorante (-3 per cento). E se tra parenti e amici non c'è più chi custodisce e prepara i sapori dell'antica tradizione, una alternativa coerente - continua la Coldiretti - è rappresentata dagli agriturismi della campagna italiana dove secondo Terranostra si stimano oltre duecentomila presenze. Una tendenza favorita dal ritorno prepotente del viaggio a breve raggio da realizzare in giornata per fare una scampagnata, visitare una città d’arte o mete religiose, magari mangiando al sacco.
Nel periodo pasquale - informa la Coldiretti - si acquista la maggior parte dei 1,5 chili di carne di agnello che sono in media consumati in un anno da ogni italiano. Un appuntamento dal quale dipende il futuro della pastorizia in Italia dove è scomparso quasi un gregge di pecore su tre negli ultimi dieci anni e ci sono molte preoccupazioni per il futuro dei 70mila allevamenti rimasti. Le festività pasquali rappresentano dunque l'occasione - sottolinea la Coldiretti - per recuperare i piatti storici della transumanza (in Abruzzo agnello cacio e ova, il molisano agnello sotto il coppo, nel Lazio l'abbacchio alla scottadito) con l'effetto di consentire la sopravvivenza di un mestiere antico ricco di tradizione che consente la salvaguardia di razze in via di estinzione a vantaggio della biodiversità del territorio. Il consiglio della Coldiretti di rivolgersi quando possibile direttamente al pastore, anche nei mercati degli agricoltori di campagna amica, o di acquistare carne certificata come l’agnello di Sardegna Igp, l’abbacchio Romano Igp, l’agnello dell’Appennino del Centro Italia (in regime di protezione transitoria in quanto in attesa di Igp) o le altre produzioni tipiche come l’agnello lucano, l’agnello nero toscano e l’agnello di Pomarance. Per quanto riguarda i prezzi, quelli riconosciuti agli allevatori italiani si sono mantenuti sugli stessi livelli del periodo pasquale dello scorso anno, in media sui 4 euro al chilo per un agnello di 14/16 chili e non ci sono dunque - conclude la Coldiretti - motivi per eventuali rincari dei prezzi al consumo, che si aggirano, nella media nazionale tra i 10 e i 15 euro al chilo. - (PRIMAPRESS)