“Il buono cattivo”, opera narrativa inedita di Giulio Andreotti
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(PRIMAPRESS) - Serena e Stefano Andreotti “aprono” le porte dei ricordi di famiglia in occasione della presentazione alla Feltrinelli di Latina del libro "Il buono cattivo”, pubblicato dalla prestigiosa casa editrice La Nave di Teseo.
L’autore di questo libro è proprio Giulio Andreotti, che scrisse questo romanzo fra il 1973 e il 1974 e mai pubblicato finora probabilmente per evitare ulteriori strascichi di polemiche tra laici e cattolici dopo il referendum abrogativo sul divorzio. Il romanzo faceva seguito al volume “I minibigami” del 1971, ed è stato ritrovato dalla figlia Serena mentre riordinava il grande archivio di casa, gran parte già donato da Giulio Andreotti nel 2007 all’Istituto Sturzo. Possiamo dire che il fallimento referendario del ’74 per abrogare la legge sul divorzio indusse il leader della DC a custodire questo romanzo nel suo cassetto in attesa di tempi migliori.A fare gli onori di casa il direttore della Feltrinelli di Latina, Massimo Bortoletto, mentre il giornalista Marco Tosarello, nella veste di moderatore, ha voluto portare alla luce il lato più intimo e umano di Giulio Andreotti, grazie ai racconti minuziosi e sempre emozionanti dei figli Serena e Stefano che hanno regalato ad un’attenta platea tanti inediti spaccati di famiglia ma anche tante pillole di autentica saggezza. Un parterre illustre di politici della provincia di Latina ha fatto da cornice a questo evento, tutti a sottolineare la caratura internazionale, la coerenza, la lungimiranza e l’inimitabile arte del dialogo del politico Andreotti che fece propri gli insegnamenti politici del suo maestro Alcide De Gasperi.E’ stata una giornata speciale per la città di Latina, visto che la famiglia Andreotti è stata sempre legata al territorio pontino, non solo politicamente nella circoscrizione elettorale, ma anche nelle giornate fuori dagli impegni istituzionali soprattutto nel periodo estivo con le vacanze a San Felice Circeo. Non è sicuramente retorica né tantomeno un luogo comune affermare che il segreto della grandezza di un uomo è custodita nella grandezza di una donna: dai racconti è emerso, infatti, quanto siano state fondamentali e determinanti le virtù di Livia Danese, sia come moglie accompagnando con discrezione e riservatezza tutta la carriera politica del marito e sia come mamma nel suo delicatissimo ruolo formativo e educativo dei figli Lamberto, Stefano, Marilena e Serena, cresciuti incarnando i più autentici valori cristiani.Durante lo svolgimento dell’evento, a poche centinaia di metri si consumava un comizio elettorale di Matteo Salvini con il suo tipico stile sempre sopra le righe: come appariva subito distante anni luce l’arte oratoria di Giulio Andreotti, lui che sosteneva che la politica andava concepita senza fare una propaganda urlata contro gli altri ma a una propaganda favore della propria squadra. Per lui che la politica si interpretava con l’arte del dialogo anche con l’opposizione, non avrebbe mai potuto convivere in questa campagna elettorale di così basso livello culturale. Oggi che la società è attraversata da un’onda di sgomento, rabbia e paura che molti esponenti politici faticano a interpretare, Giulio Andreotti sarebbe stato capace di intercettare lo smarrimento e le problematiche sociali del Paese, di cogliere la drammaticità della condizione sociale esistente. Fu capace sia di rappresentare le istanze del popolarismo cattolico e sia le aspettative del moderatismo borghese, contando quindi sull’appoggio elettorale di una larga componente popolare e parimenti sul sostegno dell’imprenditoria. Senza false promesse elettorali perché, proprio come ricordava lui stesso, “in politica bisogna promettere sempre un po’ meno di quello che si è certi poi di realizzare”. Perché concretezza e realismo erano due parole chiave nella sua strategia d’azione. “Confondere la politica con l’ideologia è un errore”: il ritardo di una cultura strategica è una delle mancanze più evidenti dell’attuale politica italiana. Sfidò i giudici andando a tutte le udienze del processo che lo vedeva imputato, con dignità e sempre a testa alta, contestando l'accusa fino alla sentenza di assoluzione in Cassazione. Una battaglia combattuta grazie a quella forza interiore che traeva dalla sua fede cristiana: la parola identità cristiana fu la sua bussola in quel mare tempestoso. Ricordiamo il suo stile ineguagliabile, che i politici di oggi si sognano, anche nel rispondere ai detrattori: “A parte le guerre puniche, perché ero troppo giovane, mi viene attribuito veramente tutto” così si esprimeva per mettere a tacere i suoi denigratori. A dimostrazione che qualsiasi battuta e satira si possano fare contro di lui, non saranno mai all’altezza della sua sottile e arguta ironia. Il suo ricordo non verrà mai scalfito dal tempo che scorre. “Il potere logora chi non ce l’ha” si traduce semplicemente allora in quella sua eredità che forse nessuno leader sarà in grado mai di raccogliere. Un’eredità culturale prima ancora che politica.
Categoria: Narrativa
Titolo: Il buono cattivo
Editore: La Nave Di Teseo
Autore: Giulio Andreotti - (PRIMAPRESS)
L’autore di questo libro è proprio Giulio Andreotti, che scrisse questo romanzo fra il 1973 e il 1974 e mai pubblicato finora probabilmente per evitare ulteriori strascichi di polemiche tra laici e cattolici dopo il referendum abrogativo sul divorzio. Il romanzo faceva seguito al volume “I minibigami” del 1971, ed è stato ritrovato dalla figlia Serena mentre riordinava il grande archivio di casa, gran parte già donato da Giulio Andreotti nel 2007 all’Istituto Sturzo. Possiamo dire che il fallimento referendario del ’74 per abrogare la legge sul divorzio indusse il leader della DC a custodire questo romanzo nel suo cassetto in attesa di tempi migliori.A fare gli onori di casa il direttore della Feltrinelli di Latina, Massimo Bortoletto, mentre il giornalista Marco Tosarello, nella veste di moderatore, ha voluto portare alla luce il lato più intimo e umano di Giulio Andreotti, grazie ai racconti minuziosi e sempre emozionanti dei figli Serena e Stefano che hanno regalato ad un’attenta platea tanti inediti spaccati di famiglia ma anche tante pillole di autentica saggezza. Un parterre illustre di politici della provincia di Latina ha fatto da cornice a questo evento, tutti a sottolineare la caratura internazionale, la coerenza, la lungimiranza e l’inimitabile arte del dialogo del politico Andreotti che fece propri gli insegnamenti politici del suo maestro Alcide De Gasperi.E’ stata una giornata speciale per la città di Latina, visto che la famiglia Andreotti è stata sempre legata al territorio pontino, non solo politicamente nella circoscrizione elettorale, ma anche nelle giornate fuori dagli impegni istituzionali soprattutto nel periodo estivo con le vacanze a San Felice Circeo. Non è sicuramente retorica né tantomeno un luogo comune affermare che il segreto della grandezza di un uomo è custodita nella grandezza di una donna: dai racconti è emerso, infatti, quanto siano state fondamentali e determinanti le virtù di Livia Danese, sia come moglie accompagnando con discrezione e riservatezza tutta la carriera politica del marito e sia come mamma nel suo delicatissimo ruolo formativo e educativo dei figli Lamberto, Stefano, Marilena e Serena, cresciuti incarnando i più autentici valori cristiani.Durante lo svolgimento dell’evento, a poche centinaia di metri si consumava un comizio elettorale di Matteo Salvini con il suo tipico stile sempre sopra le righe: come appariva subito distante anni luce l’arte oratoria di Giulio Andreotti, lui che sosteneva che la politica andava concepita senza fare una propaganda urlata contro gli altri ma a una propaganda favore della propria squadra. Per lui che la politica si interpretava con l’arte del dialogo anche con l’opposizione, non avrebbe mai potuto convivere in questa campagna elettorale di così basso livello culturale. Oggi che la società è attraversata da un’onda di sgomento, rabbia e paura che molti esponenti politici faticano a interpretare, Giulio Andreotti sarebbe stato capace di intercettare lo smarrimento e le problematiche sociali del Paese, di cogliere la drammaticità della condizione sociale esistente. Fu capace sia di rappresentare le istanze del popolarismo cattolico e sia le aspettative del moderatismo borghese, contando quindi sull’appoggio elettorale di una larga componente popolare e parimenti sul sostegno dell’imprenditoria. Senza false promesse elettorali perché, proprio come ricordava lui stesso, “in politica bisogna promettere sempre un po’ meno di quello che si è certi poi di realizzare”. Perché concretezza e realismo erano due parole chiave nella sua strategia d’azione. “Confondere la politica con l’ideologia è un errore”: il ritardo di una cultura strategica è una delle mancanze più evidenti dell’attuale politica italiana. Sfidò i giudici andando a tutte le udienze del processo che lo vedeva imputato, con dignità e sempre a testa alta, contestando l'accusa fino alla sentenza di assoluzione in Cassazione. Una battaglia combattuta grazie a quella forza interiore che traeva dalla sua fede cristiana: la parola identità cristiana fu la sua bussola in quel mare tempestoso. Ricordiamo il suo stile ineguagliabile, che i politici di oggi si sognano, anche nel rispondere ai detrattori: “A parte le guerre puniche, perché ero troppo giovane, mi viene attribuito veramente tutto” così si esprimeva per mettere a tacere i suoi denigratori. A dimostrazione che qualsiasi battuta e satira si possano fare contro di lui, non saranno mai all’altezza della sua sottile e arguta ironia. Il suo ricordo non verrà mai scalfito dal tempo che scorre. “Il potere logora chi non ce l’ha” si traduce semplicemente allora in quella sua eredità che forse nessuno leader sarà in grado mai di raccogliere. Un’eredità culturale prima ancora che politica.
Categoria: Narrativa
Titolo: Il buono cattivo
Editore: La Nave Di Teseo
Autore: Giulio Andreotti - (PRIMAPRESS)