"My generation" con Michael Caine ad AstraDoc
- di roberta dagostino
- in Consumatori
(PRIMAPRESS) - Ultimi due appuntamenti per AstraDoc la rassegna organizzata da Arci Movie Napoli, Parallelo 41 Produzioni, Università degli Studi di Napoli Federico II e Coinor.
Venerdì 11 maggio alle ore 21.00 al Cinema Astra ci sarà la proiezione di “My generation” di David Beatty, presentato come evento speciale alla 74° Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia; nella Londra degli anni '60 si sviluppa il racconto del magnifico panorama musicale e artistico britannico di quegli anni che si avvale della potente presenza di Michael Caine
La Londra degli anni Sessanta: l’esplosione della cultura pop, la Beatlemania, la minigonna, la fame creativa. Le barriere culturali crollano e fa la sua comparsa una generazione completamente nuova: anticonvenzionali, ribelli, pieni di energia. Sono i giovani della working class. L’attore premio Oscar Michael Caine ci porta per mano nella mitica Swinging London alla riscoperta degli artisti che fecero grande quella stagione culturale, dai Beatles a Twiggy, dal fotografo David Bailey a Marianne Faithfull, dai Rolling Stones alla stilista Mary Quant, creatrice della minigonna. Per raccontare con ritmo e immagini travolgenti una stagione creativa irripetibile. Giovani anticonformisti e pieni di speranze, i nuovi interpreti della scena culturale non venivano dal mondo ingessato dell’antica élite aristocratica, al contrario erano figli della working class (i cosiddetti “cockney”) che, invece di obbedire alle vecchie regole della “generazione dei padri”, sfidarono le barriere culturali per affermare a gran voce la propria presenza. “Londra aveva un sistema di classe - dice Michael Caine - senza alcuna esitazione, ma con un beffardo (e forse un po’ nostalgico) sorriso sul volto che non esisteva da nessun’altra parte. Ma aveva anche un gruppo di giovani con la voglia matta di prenderlo a calci… come non era mai stato fatto da nessun’altra parte! Questi eravamo noi, questi erano gli anni Sessanta”. “Io sono nato proprio in quegli anni - afferma il regista Beatty - e ricordo che tutti vivevano letteralmente a pochi passi l’uno dall’altro. Si usciva a cena, si andava al pub, nei diversi club. Le occasioni per incontrarsi non mancavano, bastava fare due passi per imbattersi negli altri membri di quello che, in fondo, era un unico grande gruppo. In questo modo, era inevitabile lo scambio d’opinioni e stili”. - (PRIMAPRESS)
La Londra degli anni Sessanta: l’esplosione della cultura pop, la Beatlemania, la minigonna, la fame creativa. Le barriere culturali crollano e fa la sua comparsa una generazione completamente nuova: anticonvenzionali, ribelli, pieni di energia. Sono i giovani della working class. L’attore premio Oscar Michael Caine ci porta per mano nella mitica Swinging London alla riscoperta degli artisti che fecero grande quella stagione culturale, dai Beatles a Twiggy, dal fotografo David Bailey a Marianne Faithfull, dai Rolling Stones alla stilista Mary Quant, creatrice della minigonna. Per raccontare con ritmo e immagini travolgenti una stagione creativa irripetibile. Giovani anticonformisti e pieni di speranze, i nuovi interpreti della scena culturale non venivano dal mondo ingessato dell’antica élite aristocratica, al contrario erano figli della working class (i cosiddetti “cockney”) che, invece di obbedire alle vecchie regole della “generazione dei padri”, sfidarono le barriere culturali per affermare a gran voce la propria presenza. “Londra aveva un sistema di classe - dice Michael Caine - senza alcuna esitazione, ma con un beffardo (e forse un po’ nostalgico) sorriso sul volto che non esisteva da nessun’altra parte. Ma aveva anche un gruppo di giovani con la voglia matta di prenderlo a calci… come non era mai stato fatto da nessun’altra parte! Questi eravamo noi, questi erano gli anni Sessanta”. “Io sono nato proprio in quegli anni - afferma il regista Beatty - e ricordo che tutti vivevano letteralmente a pochi passi l’uno dall’altro. Si usciva a cena, si andava al pub, nei diversi club. Le occasioni per incontrarsi non mancavano, bastava fare due passi per imbattersi negli altri membri di quello che, in fondo, era un unico grande gruppo. In questo modo, era inevitabile lo scambio d’opinioni e stili”. - (PRIMAPRESS)